È un articolo un po’ riservato di Les Echos, ma comunque molto importante, intitolato “S&P potrebbe declassare il rating del debito francese a medio termine”.
L’agenzia di rating S&P Ratings ha annunciato che manterrà il rating sul debito della Francia ma non esclude di abbassarlo nei prossimi mesi. In questione, il rallentamento dell’economia in Francia e il deterioramento dei conti pubblici legati agli aiuti erogati a famiglie e imprese per compensare l’inflazione, in particolare l’aumento dei prezzi dell’energia nel Paese.
S&P ha abbassato le sue previsioni per la crescita del PIL francese per il 2023 allo 0,2%, mentre la sua ultima valutazione, a luglio, prevedeva una crescita dell’1,7% l’anno prossimo. Allo stesso tempo, l’agenzia di rating ha alzato la previsione per il deficit di bilancio al 5,4% del PIL dal 4% di luglio. Prevede un debito pubblico pari al 112% del PIL nel 2025.
Pertanto, l’outlook per il debito francese cambia da “stabile” a “negativo”, ma il rating rimane lo stesso per il momento, ovvero “AA/A-1+”, secondo un comunicato stampa di S&P pubblicato venerdì. 2 dicembre”.
Ed eccoci al sesto anno di presidenza delle finanze di Mozart.
Vede la Francia cambiare il suo debito in una prospettiva negativa.
Mentre il mercato europeo dell’elettricità “libero” porta al fallimento tutte le nostre aziende prive di protezione doganale.
Uno scudo tariffario consisterebbe nel richiedere allo Stato di pagare la differenza tra il prezzo di produzione reale (troppo basso) e il falso prezzo di mercato (troppo alto).
Che Mozart Finance e Bruno Le Maire hanno fatto 600 miliardi di euro di debiti contrastanti a qualunque costo (e io ero favorevole) e che avrebbero lasciato morire tutti dopo un anno perché non possono più fare nulla con l’energia come la Germania e non lo fanno abbiamo anche il coraggio di dire che venderemo l’elettricità in Francia al prezzo che produciamo più i margini (investimenti, interviste e tutti i dossi) che saranno 10 volte inferiori ai prezzi folli del mercato fasullo.
Lasciamoli continuare così.
E presto il povero Bruno sarà solo a Parigi.
Carlo Snat
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fonte Les Echos.fr è qui
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