Con l’inflazione che raggiunge livelli record, c’è un barlume di speranza all’orizzonte, soprattutto per i pensionati del settore privato. Dal 1° novembre, 13 milioni di loro beneficeranno di un aumento significativo delle loro pensioni.
+4,9% sulla pensione complementare dal 1° novembre
Dal 1° novembre le pensioni aumenteranno del 4,9%. Una misura volta a mitigare gli effetti dell’inflazione sul proprio portafoglio di investimenti. Questa rivalutazione rappresenta circa 50 euro netti aggiuntivi al mese. Questo aumento è stato deciso all’inizio di ottobre dalle parti sociali di Agirc-Arrco. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica e Studi Economici, corrisponde al livello di inflazione calcolato su un anno. Si stima infatti che ciò costerebbe altri 4 miliardi di euro.
Da notare che entro la fine del 2023 Agirc-Arrco avrà versato un importo complessivo di 92,5 miliardi di euro a 13 milioni di beneficiari. Questo aumento si aggiunge alla rivalutazione già annunciata del 5,2% delle pensioni di base, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2024 e si applicherà al sistema generale. La quota aggiuntiva delle pensioni rappresenta una quota elevata, che va dal 20% del totale delle pensioni per i dipendenti con redditi modesti al 60% per i funzionari esecutivi.
Fine della punizione
Un’altra buona notizia che farà piacere ai pensionati. La riforma pensionistica, ora in vigore, rende obsoleta la riduzione del 10% intesa a incoraggiare i dipendenti del settore privato a prolungare la loro attività professionale. Le parti sociali di Agirc-Arrco, nel corso dell’incontro di inizio ottobre, hanno infatti deciso di sospendere l’imposizione della penalità temporanea del 10% introdotta nel 2019 sulle pensioni integrative per i nuovi pensionati. Tale misura terminerà il 1° dicembre per tutti i nuovi pensionati, per poi essere sospesa dal 1° aprile 2024 per tutti i pensionati interessati, senza possibilità di rimborso.
Si ricorda che questa misura è stata adottata in un contesto di fragilità economica e mira principalmente a incoraggiare i dipendenti a prolungare la propria attività per un anno, anche se hanno soddisfatto le condizioni legali per il pensionamento completo. In caso contrario, avrebbero dovuto affrontare una riduzione del 10% della pensione per tre anni. Un bonus veniva invece offerto a chi decideva di lavorare per altri due-quattro anni.
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