Circa 15 missionari americani sono stati rapiti da una banda sabato (16 ottobre) a mezzogiorno in un’area semiurbana a est di Port-au-Prince, ha detto Agence France-Presse all’AFP.
Tra i 15 ei 17 missionari, tra cui bambini, sono nelle mani della banda armata che da mesi si moltiplica in sequestri e rapine feroci nell’area tra la capitale haitiana e il confine con la Repubblica Dominicana, secondo questa fonte, che non era. In grado di determinare, sabato sera, se è stata inviata una richiesta di riscatto.
“Il benessere e la sicurezza dei cittadini statunitensi all’estero è una delle nostre priorità principali al Dipartimento di Stato. Siamo a conoscenza di queste informazioni e non abbiamo nulla da aggiungere in questo momento”.Un portavoce del governo degli Stati Uniti ha detto all’AFP.
Sabato mattina, una banda chiamata “400 mawozo” ha dirottato diverse auto dalle autostrade che controllava e ha rapito cittadini statunitensi e un numero finora sconosciuto di cittadini haitiani. Una fonte della sicurezza ha riferito all’AFP che i missionari e le loro famiglie stavano tornando da una visita a un orfanotrofio, a una trentina di chilometri a est della capitale haitiana. Per alcuni membri dell’organizzazione religiosa con sede in Ohio, questo è il primo viaggio ad Haiti.
Aumento dei rapimenti
Le bande armate, che da anni controllano le zone più povere della capitale haitiana, hanno esteso il loro potere a Port-au-Prince e nelle aree circostanti mentre lavorano per aumentare il numero di abominevoli rapimenti.
Secondo il Centro di analisi e ricerca sui diritti umani, con sede nella capitale haitiana, nei primi tre trimestri del 2021 sono stati registrati più di 600 casi rispetto ai 231 casi registrati nello stesso periodo del 2020.
Le bande chiedono riscatti che a volte superano il milione di dollari e non esitano a chiedere decenni di salario alle famiglie delle loro vittime che vivono al di sotto della soglia di povertà.
La stragrande maggioranza delle donne rapite da bande criminali viene aggredita sessualmente e vittima di stupri di gruppo, lamentando le organizzazioni per i diritti umani che denunciano l’inerzia della polizia haitiana.
Prima di commettere i sequestri di sabato, associazioni professionali e imprese di Port-au-Prince avevano già indetto da lunedì uno sciopero a tempo indeterminato, per protestare contro il clima di crescente insicurezza.
Per anni, una profonda crisi politica ha paralizzato lo sviluppo sociale ed economico di Haiti. L’assassinio del presidente Jovenel Moise il 7 luglio da parte di un gruppo armato armato nella sua residenza privata ha accresciuto l’incertezza nella nazione caraibica.