Nel suo straordinario film, Jordan Peele fonde magistralmente fantascienza, umorismo e meditazione cinematografica. E ricorda come gli attori neri, da tempo cancellati dalla storia di Hollywood, fossero presenti agli inizi del cinema.
Pubblicato il 25 marzo 2023 alle 19:00
CPotrebbe essere solo un aneddoto, citato all’inizio NO. I protagonisti, OJ ed Em, fratello e sorella, allevatori di cavalli nel cinema, appaiono sul set nei panni dei pronipoti di un cantiere fotografato nel 1878 dall’inventore del cinema, Eadweard Muybridge, per un famoso motion study di ” locomozione animale”. Se il nome del cavallo appariva nello studio, significava che il nome del cavaliere era stato dimenticato perché era nero. La storia di questa presunta filiazione è molto fugace, ma racconta tutti i film di fantascienza di Jordan Peele e gli dà un significato politico e cinematografico.
Intorno al 1878, il fotografo britannico Muybridge, residente in California, seguendo le orme del suo coetaneo francese Étienne Jules Marie, sviluppò un sistema di fotografia time-lapse che consisteva nello scattare più immagini successive e istantanee – un’impresa tecnica dell’epoca – di la sequenza di movimento di un cavallo o di un uomo che avanza (in NO, Em utilizzerà questo stesso processo grazie all’attrazione della fiera). Queste immagini fisse collocate in un dispositivo di proiezione, lo zoopraxiscopio, davano inizialmente l’impressione di movimento sullo schermo.
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