Pertanto, si è appena scoperto che un pianeta extrasolare che avrebbe dovuto avere un oceano è probabilmente un pianeta gassoso.
K2-18b – questo il suo nome – orbita attorno a una stella situata a 110 anni luce di distanza. Dalla sua scoperta nel 2015, il pianeta si è distinto: rientrava nella categoria delle cosiddette “super-Terre” o “mini-Nettuno”, che si riferisce a pianeti rocciosi e non a sfere di gas giganti come Giove, Saturno, Urano, ecc. o Urano. Nettuno. Nel 2019, gli astronomi hanno scoperto lì tracce di vapore acqueo, e poiché questo pianeta si trova in quella che gli astronomi chiamano la “zona abitabile”, quindi, la distanza adeguata dalla sua stella affinché quest’acqua sia presente lì allo stato liquido: una condizione per la sua presenza. vita. I più ottimisti, viste le dimensioni del pianeta, cominciarono a parlare dell’oceano. Infine, nel 2023, Abbiamo scoperto Nell'atmosfera, grazie al James Webb Space Telescope (JWST), restano tracce Dimetilsolfuro: Una molecola che solo gli organismi viventi, compreso il plancton, producono sulla Terra.
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Tuttavia, una nuova analisi dei dati del telescopio spaziale James Webb suggerisce che l'abbondanza di metano e anidride carbonica punta più verso un pianeta che potrebbe essere una palla di gas, piuttosto che un pianeta roccioso in gran parte coperto da un oceano – il motivo viene spiegato – è che queste molecole verrebbero disgregate attraverso un processo chiamato fotolisi se nuotano nel mondo oceanico. Per quanto riguarda il dimetilsolfuro, si tratta di un “falso segnale”.
Nuova ricerca Finora è stato pubblicato solo in precedenza (attualmente in fase di revisione per la pubblicazione sulla rivista). Lettere del diario astrofisico). Ma questa ricerca È soprattutto un promemoria Perché i dati che gli astronomi sono riusciti a estrarre dalle osservazioni del telescopio spaziale James Webb, nonostante la potenza senza precedenti di questo telescopio, Resta molto parziale. et al Questa ricerca è anche un promemoria Qualsiasi conferma della scoperta di una “biofirma” – un’“impronta digitale” atmosferica attribuibile alla vita – dovrebbe essere trattata con la massima cautela, purché non sia confermata e riconfermata da altre analisi. .
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