Come altre conferenze sul clima che l’hanno preceduta, la COP26, tenutasi a Glasgow all’inizio di novembre 2021, avrà assunto l’aspetto di un grande raduno a volte criticato per la demagogia dell’incoerenza tra azioni e discorsi, a volte prevista per il effetto da avere. sulle generazioni future (promettendo di agire “prima che sia troppo tardi”).
L’esercizio retrospettivo qui ci permette di spiegare come due istantanee simultanee abbiano plasmato l’immagine di questo momento – da un lato, il panorama politico internazionale, dall’altro, la copertura mediatica – e come l’evocazione del lavoro scientifico sia entrata nel lui-lei.
torrente di dati
Lo stato della pandemia ce lo mostra ogni giorno: la presenza o l’assenza della scienza nell’arena pubblica non è banale: ad essa sono indissolubilmente legati la disinformazione, la fiducia o l’impegno personale o pubblico. Tornare alla posizione della scienza alla COP26 ci consente di trarre alcune lezioni su questo argomento più universale.
I discorsi politici tenuti all’apertura della COP di Glasgow sono stati molto incoraggianti e attenti. L’urgenza sollevata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres; “Meno mezzanotte” del Primo Ministro britannico Boris Johnson; L’ambizione e gli impegni del presidente francese Emmanuel Macron. Il “dovere morale ed economico” descritto dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. O, ancora, il desiderio di “elevarsi al di sopra della politica del momento e mostrare vero senso politico”, sollecitato dalla regina Elisabetta II. Lo slancio e lo spirito politico c’erano.
Ma se ascoltiamo questi discorsi o li leggiamo così come ci sono stati presentati, è impossibile non notare l’assenza di riferimenti al lavoro e al progresso scientifico.
Ricorda, il 2021 sarà anche l’anno della pubblicazione di un rapporto particolarmente preoccupante del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, che affronta questioni che vanno dalla geopolitica alla salute mentale. Da quest’estate, i politici lo hanno ampiamente catturato nelle loro comunicazioni.
Compatibilità e paura delle controversie
Due spiegazioni potrebbero far luce su questa “assenza” di scienza nelle dichiarazioni politiche della COP 26. La prima mette in luce il consenso intorno ai risultati scientifici e agli sviluppi relativi al riscaldamento globale; Il secondo è il fatto che i decisori presenti alle COP stanno eludendo la scienza della loro retorica per non riaprire il dibattito politico sull’interpretazione dei risultati della ricerca sul clima.
Nella penultima ora della COP26, l’11 novembre 2021, 200 scienziati del clima entreranno in questa scena internazionale Con una lettera aperta : Prima di prendere decisioni politiche, è necessario tornare ai risultati dei rapporti dell’IPCC a cui hanno partecipato migliaia di scienziati, ricordano. Senza questo, nessun impegno politico ed economico può essere rilevante.
Questa lettera aperta ai politici sarà diffusa attraverso i media.
I media sono uno spazio aperto per la conoscenza
Qual è il ruolo dei media durante la COP26? L’esame delle copie online di alcuni dei maggiori quotidiani europei permette di tenere conto dell’informazione immediata nella loro scenografia giornalistica.
La prima osservazione è chiara e non sorprende: lo scienziatoe le Figaroe Corriere della Serae Repubblicae guardianoe belgio libero o i rumeni romania libera e fatto Tutto coperto dalla COP26. Con un sacco di “trasmissioni in diretta” come TV e report giornalieri (lo scienziato), con schede personalizzate (Corriere della Sera), analisi, interviste, articoli informativi…
Tutti questi media hanno coperto l’evento fornendo spiegazioni o analisi basate su ricerche e scoperte scientifiche. guardiano È arrivato al punto di parlare direttamente ai lettori per chiedere un contributo finanziario, sulla base di questo argomento: “Mentre il mondo intero ha gli occhi puntati sul cruciale vertice delle Nazioni Unite sul clima, il custode Ti porta fatti, trattative, notizie e scienza. “
Lontano da contenuti e dispositivi in tutta Europa, si noti la copertura relativamente inferiore dell’evento in Romania rispetto alla Francia, ad esempio. Nel periodo dal 1è essere Fino al 13 novembre, durata della COP26 compresa l’estensione di un giorno, la differenza passa da semplice a tripla: lo scienziato Dedica 53 articoli a questo evento, le Figaro 81, fatto 27 e romania libera 19. Notare gli estremi nella copertura degli ultimi due giorni della COP26: le Figaro Pubblica 11 articoli sul suo sito web mentre romania libera Quale.
Il contesto di questo Paese quindi è il contesto di una grandissima ondata di Covid-19, mancanza di coordinamento delle azioni di sanità pubblica, bassissima fiducia nel vaccino e nella medicina e nella scienza. Osiamo chiederci se una maggiore copertura mediatica e interazione con i fatti scientifici possa avere un impatto sul desiderio della popolazione di vaccinare…
In fin dei conti, chi ha paura dei media? Scienza, perché il panorama dei media è travolgente e impulsivo. I politici, perché i media richiedono la loro presenza pubblica. Il pubblico è sempre più indipendente rispetto alle fonti di informazione. Tuttavia, come evidenziato dalla copertura mediatica internazionale fornita alla COP26, il livello di proprietà pubblica della bandiera è ora stabile.
“Fanatico di zombi da una vita. Praticante di web hardcore. Pensatore. Esperto di musica. Studioso di cultura pop impenitente.”