Tassa sui carburanti: il primo passo falso di Giorgia Meloni in Italia

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Tassa sui carburanti: il primo passo falso di Giorgia Meloni in Italia

Inserito il 1 gennaio 16, 2023, 17:05

“A ogni costo”. Le parole non sono di Mario Draghi, ma di Giorgia Meloni. Ha festeggiato il suo 46esimo compleanno I suoi 100 giorni a Palazzo Sigi . In un tweet in questa occasione, si è descritto come “Voglio essere audace, coraggioso, fermo e veloce. Insomma, non deludere chi si è fidato di me. Non lo farò. Qualunque cosa serva. »

Tuttavia, potrebbe dover pagare il prezzo del suo calo di popolarità sull’altare dell’austerità di bilancio. I seggi elettorali hanno iniziato a registrare questo dopo l’annuncio La fine degli sgravi fiscali sui carburanti introdotti da Mario Draghi . Il governo ora teme che l’aumento dei prezzi alla pompa possa portare a disordini sociali.

Il primo Fox Bass di Georgia Meloney

La sua decisione di non rinnovare il taglio di 18 centesimi al litro di carburante, scaduto il 31 dicembre, solleva l’incomprensione tra gli italiani. Lottano Inflazione record (8,1% nel 2022) , uno dei più alti dell’Eurozona, e teme gli effetti di un rallentamento economico. La stampa transsalpina ha sottolineato quasi all’unanimità che questo è stato il primo passo falso di Georgia Meloney dopo l’ascesa al potere.

Ha promesso di abolire le tasse sui carburanti e ha voluto porre fine alle misure di sostegno, che costano allo Stato 1 miliardo di euro al mese. Il costo è troppo alto per un paese fortemente indebitato Ora uno che giura solo sul pragmatismo e sulla serietà del budget .

Una formidabile comunicatrice, Georgia Meloney ha gestito molto male la feroce controversia sui media. Manca anche l’unità della coalizione di destra al potere. A riprova, la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi si oppongono all’abolizione dei tagli alle tasse sul carburante.

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Un famoso mezz’asta

Finora l’indice di gradimento di Georgia Meloni ha visto solo un leggero cambiamento, passando dal 40% di opinione favorevole di dicembre al 38,5% di gennaio. Non è così per l’azione dell’esecutivo che la guida: il 52% degli italiani ritiene di gestire male l’esplosione dell’inflazione e dei prezzi dell’energia, contro il 28% di metà novembre. A preoccupare gli italiani è soprattutto l’aumento esorbitante del costo della vita, piuttosto che la riforma delle istituzioni stabilita nelle ultime settimane come priorità del governo.

“Non è più il leader dell’opposizione e deve affrontare la realtà”, osserva il politologo Massimiliano Bananari. Sta attraversando una fase delicata e pone l’accento su questioni identitarie o istituzionali, perché sulle questioni economiche deve seguire la road map di Bruxelles e sa che le sue risorse sono limitate quanto la sua autonomia. È stata fortunata a non avere un’opposizione credibile “Per ora ei suoi alleati, anche se non sono affidabili, non rappresentano per ora una soluzione alternativa”.Un vero banco di prova attende il governo, invece, il mese prossimo, elezioni regionali in Lombardia e Lazio.

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