venerdì, Novembre 22, 2024

Roman Netmac: “La prima volta che ho pianto dopo una partita”

“Come ti sei sentito quando hai segnato quella meta decisiva per i Brenos a fine partita?
Sono fortunato a segnare quell’ultima meta, ma se non avessi la squadra collettiva che ho accanto, i ragazzi che mi hanno fatto alzare la testa dopo le mie piccole sciocchezze, quando sbaglio un tocco di rigore, penso che potrei non sono andato tra i post. Ho la fortuna di avere accanto uomini straordinari che ci hanno creduto fino alla fine, che ci hanno creduto più di me, e che è stato anche grazie a loro che siamo riusciti a segnare l’ultima meta e che siamo riusciti a saltare l’uno nelle braccia dell’altro’. al fischio finale. Siamo felicissimi, ce lo siamo meritato. Se lo meritava anche Rochelet, non c’è che dire, ma la finale si giocherà fino in fondo.

Questo processo segnerà la tua carriera?
Sì, anche se al momento è molto breve, non è passato così tanto tempo! Ma è uno dei momenti salienti che ricorderò per il resto della mia vita, questo è certo. Segnare la meta vincente nella finale della Top 14 di questo club è qualcosa… non so nemmeno se l’avevo sognato da giovane! Si è avverato, sono molto orgoglioso, felice e molto sollevato per il club che meritava di partire con questo scudetto a Tolosa.

Ti è sembrata così lunga, quest’ultima corsa verso il gol di La Rochelle?
Soprattutto da quando vedo che non c’è nessuno davanti a me! Mi dico che dobbiamo arrivare in porta, qualunque cosa accada. Non è stata la gara che mi è sembrata così lunga, sono stati più i secondi che ho perso dopo il calcio di rigore di quanto mi è sembrato troppo lungo. Sono fortunato che ci sia poco tempo per giocare in difesa così possiamo tornare. Non c’è sensazione migliore che avere tutti i tuoi amici che ti saltano sulla schiena. Tutti questi momenti di pianto e abbraccio… Ecco perché giochiamo a rugby.

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“Non so se inconsciamente mi sono detto che dovevo recuperare, ma forse ha funzionato.”

Hai analizzato subito che c’è spazio da sfruttare nell’evento?
Vedo che c’è eccesso e contrasto, ma non vedo subito lo spazio. Vedo che ho pochissimo tempo, provo a girarmi quando passa Seuteni. Ero andato a fare un turno ma in quel momento vedo che si è creato l’intervallo quindi mi metto la palla sotto il braccio e provo a finire sui talloni! Non so se inconsciamente mi sono detta che dovevo recuperare, ma forse ha funzionato. Ho provato ad accelerare nonostante i crampi, nonostante i colpi che ho preso, e questo è stato un sollievo per tutti i Tolosani! Sono così felice che non ci siano stati altri 5m, altrimenti non so se ci sarei stato… È un lavoro che influenzerà la nostra squadra ei nostri ricordi.

Stai parlando di recuperare. Il tuo fallimento su Punch doveva essere digerito in fretta?
A 75 anni, quando mi manca, mi dico che probabilmente era il punto della partita. Cerco di ignorarlo, anche se non è facile, ma ho subito i ragazzi che vengono da me e mi dicono: “Dai, va bene, non è finita, mancano 5 minuti, può arrivare di tutto”. Erano al top, mi hanno fatto sembrare più in alto e sono così felice di aver segnato più gol per quelle persone che mi hanno aiutato a superare questo fatto nel gioco, di quanto non abbiano fatto per me.

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Vi abbiamo visto molto commossi dopo il fischio finale…
È la prima volta che piango dopo una partita. È tutto lo stress, tutto lo stress, che improvvisamente è sceso e tutti i sentimenti che sono tornati. Il 22° titolo di questo club, che detiene ancora la testa della classifica, in Coppa dei Campioni o tra le prime 14, è speciale. Siamo una generazione unica, che prospera nelle sfide in ogni partita, anche se siamo attesi stasera, dove siamo stati visti come perdenti, e crediamo sempre in noi stessi. Ci siamo concentrati su noi stessi. Ci abbiamo creduto fino alla fine e abbiamo la possibilità di rilanciare Brennos. »

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