Mercoledì il governo italiano si è impegnato a salvare il gruppo siderurgico in difficoltà Acciaierie d’Italia.
Durante il Consiglio dei ministri, il governo ha adottato un decreto-legge per sbloccare “fino a un miliardo di euro per garantire il funzionamento” della piattaforma.
Il governo italiano ha acquisito una partecipazione del 38% nell’acciaieria nell’aprile 2021, con il restante 62% detenuto dal gigante siderurgico franco-indiano ArcelorMittal.
Un comunicato stampa del governo menziona un nuovo accordo tra i partner per “riavviare il sito” e “industrializzare le strutture per renderle sostenibili”.
Il ministro del Commercio Adolfo Urso ha convocato per il 19 gennaio un’assemblea di tutti gli stakeholder: azionisti, sindacati e attori aziendali.
Le acciaierie situate a Taranto in Puglia (sud) attualmente non funzionano a pieno regime. Sig. Urso ha detto a metà dicembre.
L’acciaieria “accumula troppi debiti, soprattutto con i suoi fornitori di energia, e dobbiamo assolutamente intervenire sul piano industriale” per consentirle di riconquistare il primo posto in Europa, ha proseguito.
“Non accettiamo il crollo della vecchia Ilva, non la nazionalizziamo, riteniamo necessario sviluppare subito questo piano industriale con le parti interessate”, ha detto.
Il governo è in trattative difficili da settimane con ArcelorMittal per rilanciare la produzione nell’acciaieria, che da mesi è in preda a una crisi di liquidità.
La Roma, che dovrebbe salire al 60% del capitale dell’ex Ilva a maggio 2024, ha valutato per un po’ di anticipare questa acquisizione per gestire direttamente la società, ma alla fine rispetterà questa scadenza, secondo la stampa italiana.
“Abbiamo un conflitto aperto e chiuso con ArcelorMittal”, ha detto Urso in una recente intervista al quotidiano La Stampa.
La decisione della direzione della fabbrica di sospendere i contratti con 145 aziende della filiera ha suscitato a metà novembre le proteste del governo e dei sindacati.
Nel 2018, ArcelorMittal ha acquisito il sito altamente inquinato dell’ex Ilva, che è stato posto sotto amministrazione statale nel 2015 dopo una serie di battute d’arresto finanziarie e legali.
Il gigante dell’acciaio si è impegnato a investire nella produzione di acciaio “a basse emissioni di carbonio” e ad aumentare la produzione dell’acciaieria a 8 milioni di tonnellate entro il 2025.
Due ex proprietari dell’acciaieria, Fabio Riva e suo fratello Nicola, sono stati condannati nel maggio 2021 a più di 20 anni di carcere per emissioni tossiche che hanno provocato centinaia di morti.
Secondo gli inquirenti, nei pressi delle acciaierie Ilva si sarebbero verificati almeno 400 decessi prematuri, causati da malattie cardio-respiratorie e tumori, forse dovuti alle emissioni tossiche degli altiforni.
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