venerdì, Novembre 22, 2024

Questa valle poco conosciuta nelle Alpi è condivisa tra Francia e Italia

La Valle Etroite, o Valle Stretta, è una valle alpina lunga una decina di chilometri ricca di ricchezze naturali: geologiche, faunistiche e floreali. Situato vicino a Bardonecchia, in Italia, a mezz’ora di macchina dal primo comune francese, questo luogo poco conosciuto è diventato una questione tra i due paesi.

“Quando porto i clienti italiani in questa valle, gli dico sempre: non preoccupatevi, qui siamo in Francia, ma le marmotte parlano italiano!” Piero Bertotto è guida alpina da 25 anni a Bardonecchia, un piccolo paese del Piemonte. Anche se ogni estate porta lì decine di escursionisti, non riesce ancora a credere all’unicità di questa “Valle Streta”, come continua a chiamarla lui e i suoi compagni.

La valle è di origine franco-italiana. La sua parte superiore appartiene al comune di Nevache (Alte Alpi). La parte bassa è collegata con il territorio di Bardonecchia (Piemonte). Il tutto è un piacere sia per la gente del posto che per gli escursionisti.

E’ davvero una delle valli più belle da visitare. Anche se viene chiamata valle stretta, è una delle più larghe della zona. Ci sono grandi prati e bellissimi muri. Detto tra noi, lo paragoniamo alle Dolomiti. Ma comunque bello”, La guida italiana prosegue con un grande sorriso.

Piero Bertotto permea questo spazio con un tocco di umorismo e un gusto per lo sciovinismo. La Valle Stretta, divenuta nel 1947 la Valle francese degli Étroit, è famosa in tutto il mondo tra gli escursionisti transalpini.

“È la parte occidentale dell’intera penisola italiana, delimitata a 270 gradi dalla Francia”Lo spiega Alberto Borrello, guida alpina e frequentatore abituale della piccola valle. “Ciò non ha impedito ai torinesi di farne da sempre la loro meta preferita per il trekking. È facilmente raggiungibile anche in auto o in treno da Bardonecchia.”

Dal 1985 è nata una delle competizioni internazionali di arrampicata, in Francia, non è forse qui la famosa “Parade de milité”, (“Muro Militare”, francese).

“Prima di questa data, erano già state organizzate gare internazionali. Soprattutto in Francia, facendo gareggiare gli atleti secondo il modello sovietico. Un modello molto complicato, che cominciò a semplificarsi durante le prime gare su questo muro. Mantenendo solo due prove. : difficoltà e velocità”Illustrato da Alberto Borello.

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Tuttavia, questo “muro militare” non aspettò che queste prime partite diventassero famose. Nei decenni precedenti alpinisti come Walter Bonatti, Guido Gervasutti e Yannick Seigneur avevano già aperto vie dal 4 all’8a.

Ma prima di diventare un “punto di arrampicata”, la stretta valle era originariamente una valle alpina con innumerevoli tesori naturali. Queste ricchezze sono geologiche con le sue pareti calcaree e la presenza di minerali come l’onice. Ma c’è anche fauna con ermellini, pernici bianche, stambecchi… oppure fiori, pino mugo, dracocefalo austriaco, scarpetta di Venere. Non sorprende che questa valle sia classificata come zona “Natura 2000”.

Nel 1947, dopo la seconda guerra mondiale, lo status di questo gioiello naturale sollevò interrogativi: “Tra gli scambi diplomatici dell’immediato dopoguerra tra i nostri due Paesi, il caso della Narrow Valley è davvero unico.Alberto Turinetti de Brio, storico di Torino ed esperto dei combattimenti tra francesi e italiani durante la Seconda Guerra Mondiale.

“Allora presidente del Consiglio italiano, Alcide De Gasperi era molto preoccupato dal fatto che i francesi rivendicassero il sud delle Alpi: La Brigue e Tenda, il passo del Moncenisio e soprattutto la sua diga idroelettrica, vitale per le industrie del nord Italia. Così, a un certo punto delle trattative, de Caspari disse ai negoziatori francesi: « Dateci l’elettricità della diga e in cambio prendeteci la parte italiana della Vallée Etroite e del Mont Chaberton ».

Questi confini sono tracciati da diplomatici e soldati, non dalle persone che vivono lì.

Mauro Carena, Presidente dell’Unione Montana Alta Valle di Susa.

Le cattive esperienze dei decenni successivi a queste trattative portarono quasi alla fine dell’unico insediamento nella stretta valle che permetteva il passaggio sotto bandiera francese di un numero limitato di territori di frontiera.

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Lontana dai primi comuni francesi, questa valle ha dovuto attendere l’arrivo del turismo di massa per ritrovare il suo splendore. All’inizio degli anni ’70 uno dei rifugi (“I re Maggi”) fu ricostruito da un privato italiano, mentre l’altro (“Derso Albini”) fu restituito al proprietario originario, il Club Alpino Italiano, per una somma simbolica. Torino (CAI).

Un esito felice che non è stato necessariamente condiviso in tutti gli altri territori che hanno cambiato nazionalità. Al Moncenisio, ad esempio, il passaggio dell’intero altopiano e del lago sotto la bandiera francese ha penalizzato e continua a penalizzare l’economia del piccolo comune piemontese del Moncenisio.

Dopo la guerra, i nostri pascoli, i nostri terreni di caccia, la diga… d“Tutto è sotto il controllo francese”Lo spiega Mauro Carina, sindaco di Moncenicio e presidente dell’Unione Montana Alta Valle di Susa, che unisce le comunità di confine con la Francia. “Non ripeteremo la storia, questo è chiaro. Ma perché continuare a permettere la chiusura invernale del passo del Moncenisio? Dovremmo dimenticare un po’ troppo presto che in estate, sette turisti su otto che scalano il passo sono Italiana… come quando sventolava la bandiera verde, bianca e rossa.” Nonostante il cambiamento dei confini e delle stagioni, l’unicità di questa valle rimane la stessa.

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