Novak Djokovic non aveva necessariamente fretta di affrontare Holger Röhn nei quarti di finale del Bercy, venerdì 3 novembre. Non perché avesse paura del fastidioso ventenne danese, che ha abilmente sconfitto i suoi senior nella finale dell’edizione 2022 del torneo di Parigi. Se il serbo aveva qualche preoccupazione, era per il clan avversario, in tribuna.
In prima fila, c’era una vecchia conoscenza: Boris Becker, suo ex allenatore (tra il 2014 e il 2016), arrivato da poco al capezzale del danese, dopo essere stato in prigione. Tra aprile e dicembre 2022, l’ex numero uno del mondo trascorrerà otto mesi dietro le sbarre per aver nascosto 3,1 milioni di dollari (3 milioni di euro) in beni e prestiti ed evitare così di pagare i suoi debiti, stimati in circa 60 milioni di euro nel 2017.
“Non sarebbe bello e comodo per me trovarmi nell’area di rigore opposta se giocassi contro Holger.” Martedì, il presidente del ring aveva immaginato di partecipare alla competizione alla vigilia della competizione nella capitale, senza sapere che questa possibilità si sarebbe avverata tre giorni dopo. Venerdì, se bloccato per quasi tre ore, si è vendicato del fratello minore in tre set (7-5, 6-7, 6-4) senza sembrare frenetico.
Il figlio “ha rotto la cravatta”
O, più precisamente, solo una volta, a causa della tradizionale sfuriata che caratterizza ogni sua partita: quando il punteggio era 5-4, 30-15 a suo favore dopo la vittoria del primo turno, attaccò l’arbitro francese Renaud Lichtenstein, lamentando che aveva permesso a Ron di chiamare la sfida troppo tardi per La palla che gli offriva due match point. Un minuto dopo, questa volta Djokovic ha avuto l’opportunità di chiudere inutilmente la partita. La creatività del danese gli permette di rientrare in gruppo a tutto tondo al termine di una partita decisiva e a senso unico, una delle poche partite che il pendolo di Belgrado ha perso in questa stagione e “probabilmente [son] Rompi il pareggio.
Nel corso di tre set, il numero sette del mondo ha provato ad applicare la stessa ricetta che lo ha spinto l’anno scorso a sollevare il trofeo: tennis con una buona dose di rischio e stili di gioco diversi. Ma questo non gli è bastato per rovesciare il suo glorioso avversario che aveva ripreso slancio dal giorno precedente.
Nell’irriconoscibile incontro degli ottavi di finale di giovedì contro l’olandese Talon Griegspoor, dove ha dovuto pareggiare in tre set (4-6, 7-6, 6-4) per passare il turno, il record del mondo ha dichiarato che era indebolito da un virus intestinale. : “È difficile avere la mente lucida quando negli ultimi tre giorni hai trascorso più tempo in bagno che nel parco giochi.” Immaginò di riassumere il suo attuale livello di Percy. Ma la legge serba non perdona: anche con il 20% delle sue risorse come giovedì, il suo margine sui tre quarti degli avversari è così ampio che finisce quasi sempre per scappare.
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