Se qualcosa sembra immortale dall’inizio del mondo, è la morte. Comunque… cambia. Non con la sua oltraggiosa brutalità, è un’avanguardia testarda. Ma la vita che sviluppiamo e allo stesso tempo la relazione di cui godiamo. Per secoli si tratta di vivere dignitosamente per poco tempo per godere del diritto all’eternità. Ormai da diversi anni, ognuno di noi è invitato a rispondere a nuove domande: non su un ipotetico futuro in un altro mondo, ma su come lasciare questo mondo… Vogliamo, se un giorno la sofferenza è insostenibile, allora risolviamo – personalmente e collettivamente – Su questa tragica scelta dell’eutanasia? Dovremmo scrivere delle direttive anticipate per indicare cosa vogliamo che il farmaco faccia o non faccia, per rimandare l’ultima ora del nostro lavoro?
Le specie che devono coesistere con le altre
Questioni più pratiche ci impongono di prendere posizione. Come terrestri coscienziosi, ora dobbiamo pensare all’impronta di carbonio dei nostri funerali: sepoltura – 833 kg di anidride carbonica2 – O la cremazione, 3,6 volte meno inquinante? Come utenti responsabili di Internet, siamo tenuti a scrivere un testamento digitale che preveda il destino dei monumenti che seminiamo ogni giorno sui social network. E come rappresentanti di una specie che deve coesistere con le altre, dobbiamo dichiarare se vogliamo continuare a uccidere gli animali per mangiarli…
Ma la morte è anche, e soprattutto, una storia di legami tra noi umani. Dovremmo cedere alla speranza che il defunto venga ritrovato sotto forma di avatar digitali che possiamo toccare o addirittura baciare? Questa immortalità artificiale sembra del tutto ingannevole, soprattutto in connessione con le invenzioni di sorprendente ricchezza dimostrate dai popoli, in tutto il mondo, nei loro rapporti con i loro morti: i defunti ben vestiti che vengono portati a passeggio in Indonesia, su un gioioso giorno. Un morto dà l’opportunità di condividere, sulla tomba del defunto, i suoi piatti preferiti …
La gioia di sentirsi vivi
E anche nelle nostre società occidentali, dialoghi infiniti con coloro la cui vita è finita, ma che continuano ad essere nel cuore dei loro cari. Negli ultimi anni, la Morte sembrava espandere il suo impero, spazzando via milioni di persone attraverso un virus e decimando animali e piante attraverso devastanti inondazioni o incendi. E iniziamo a temere: e se, oltre a prenderci sul personale, finisse per scagliarsi contro la vita stessa? Non soccombiamo a questi pensieri mortali, che aggiungono la morte alla morte e ci impediscono di impegnarci risolutamente ad affrontare i problemi, dice il filosofo Frederic Worms. Naturalmente c’è la morte, ma c’è sempre una lotta contro la morte. E allo stesso tempo questa lotta, e chissà per questo, il piacere. Il piacere, tanto intenso quanto la sofferenza, è il sentimento della vita, dell’amore e della creatività, in questo breve lasso di tempo che trascorriamo sulla Terra.
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