Crudo
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Annunciando la sua candidatura alle elezioni europee di giugno, l'attuale presidente del Consiglio europeo si è attirato forti critiche da parte dei 27 paesi. Ma la sua scelta dovrebbe essere l’occasione per aprire un dibattito su questa posizione, i cui poteri sono così limitati dai trattati che non può imporsi ed essere efficace.
La decisione di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo, di lasciare il suo incarico undici mesi prima della scadenza naturale del suo secondo mandato di due anni e mezzo, è un esempio lampante di come questa posizione non ha attratto, per usare un eufemismo, né i suoi detentori né gli Stati membri. L'ex primo ministro belga, infatti, ha annunciato lo scorso fine settimana che sarà capolista del Movimento riformista, sua famiglia d'origine, alle elezioni europee del prossimo giugno.
Anche se dice di voler rimanere in carica fino a quando non presterà giuramento come eurodeputato a metà luglio, dopo la conferma della sua elezione, è improbabile che riuscirà a farlo perché dovrebbe dimettersi durante le elezioni . Campagna elettorale, a maggio, e poi lo vediamo dirigere male il lavoro dei ventisette quando di fatto non ci sarà. Ci si potrebbe anche chiedere se dovrebbe dimettersi immediatamente, perché non è chiaro come possa mantenere la sua posizione di arbitro neutrale, come dovrebbe essere, tornando nell'arena della politica nazionale.
Disprezzo delle nazioni
Il terzo titolare di questa carica, creata dal Trattato di Lisbona del 2007 (entrato in vigore il 1° dicembre 2009), è Charles Michel, il primo
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