Non è bastata la triste sconfitta della Nazionale (0-2) contro la Svizzera sabato sera per innescare una rivoluzione nel calcio italiano, pur nella povertà dei contenuti. Domenica a mezzogiorno, sotto il cielo grigio del loro campo base a Iserlon, il presidente della Confederazione Italiana (FIGC) Gabriele Gravina e il suo allenatore Luciano Spalletti hanno risposto alle domande dei giornalisti prima di tornare sull’aereo, facce sconvolte, ma discorso volontario. Il presidente federale ha confermato Spalletti, 65 anni, nel suo incarico dopo le improvvise dimissioni di Roberto Mancini lo scorso agosto. “Ieri sera abbiamo parlato a lungo con l’allenatore, Ha spiegato Gravina. Non credo sia possibile abbandonare un progetto triennale dopo otto o nove mesi di lavoro. Ci sono cose che devono cambiare, questo è ovvio, e dobbiamo tutti andare avanti. C’è solo un modo: quando cadiamo, cosa che purtroppo ci accade spesso, dobbiamo rialzarci con la forza del progetto, delle idee e del lavoro. » Non è la prima volta che l’Italia nota le proprie carenze nel produrre giocatori di qualità e, poiché i progressi non sono evidenti, le belle chiacchiere non meritano molto.
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