Dopo secoli di progresso scientifico e tecnico, la conoscenza delle persone è diminuita. Questa era la tesi, più che mai oggettiva, di Max Weber (1864-1920), il più importante sociologo tedesco del Novecento, considerato il “Marx borghese”.
Nel dicembre 1917, un anno dopo la fine della prima guerra mondiale, Weber tenne una conferenza a Monaco intitolata La scienza come professione (La scienza come professione) da cui emerge una descrizione illuminante dell’etica scientifica nella società moderna, e del ruolo, o meglio della responsabilità, che spetta a chi intende perseguirla. A proposito, per tutta la vita Weber si sofferma sul razionalismo e sul razionalismo. Il primo concetto esprime le modalità e la natura naturans inerenti alle azioni sociali umane. Infatti, i quattro tipi classici di razionalismo sono suoi; L’azione umana, secondo la prospettiva sociologica, può infatti essere:
- Razionale in relazione all’obiettivo = il soggetto lavora selezionando i mezzi migliori per raggiungere l’obiettivo, cercando di valutare tutti i risultati.
- Razionale di valore = agire in modo giustificato secondo le proprie convinzioni e valori morali ed etici, anche a scapito di benefici calcolati in termini materiali.
- tradizionale = il soggetto agisce per abitudine; Non c’è una vera coscienza o ragione dietro l’ultima routine quotidiana.
- Emotivo = il soggetto è mosso da sentimenti, emozioni o altre influenze irrazionali.
La seconda, invece, rappresenta per Weber questo lungo processo che ha plasmato il mondo moderno, ovvero l’uscita lenta e graduale dell’uomo (Ovest in primis) di pensiero magico e tradizionale di origine medievale classica. Fin dalle prime pagine di Etica protestante e spirito del capitalismo, Weber descrive molto chiaramente ciò che costituisce una mente scientifica, la causa della grande differenza culturale tra l’Europa e il resto del mondo. Perché se il progresso scientifico e artistico si sviluppa in India, Egitto, Cina, Babilonia e altri, da cui traevano ispirazione anche gli antichi europei», Solo in Occidente la “scienza” nel suo sviluppo ha raggiunto lo stadio in cui oggi riconosciamo la “validità”. [1] ».
Ma, Dopo migliaia di anni di progresso scientifico e tecnico, l’umanità è diventata più ignoranteNel senso che nega come si suol dire. Lo stesso Weber descrive il processo come tutt’altro che ottimista. Tornando alla conferenza Wissenschaft, spiega precisamente come, infatti, La giustificazione high-tech non ha in alcun modo abolito l’uso della magia e della superstizione : Per fare un esempio, chi oggi prende un tram, a meno che non sia un esperto di ingegneria o di trasporti, non ha idea di come funzioni tecnicamente; Tutti fanno affidamento sull’abitudine e sulla convinzione che l’auto stia facendo il suo lavoro in un modo o nell’altro. Lo stesso vale per la stragrande maggioranza delle cose che ci circondano. Un selvaggio allo stato di natura, invece, ha una conoscenza reale, completa e personale delle tecniche che utilizza per garantire la sua sopravvivenza. L’uomo moderno (ordinario), a differenza del selvaggio (ma lo stesso vale per un piccolo uomo d’affari europeo del XIII secolo), non sa quasi nulla del suo mondo.
Qui sta il nocciolo del problema: La scienza moderna, lungi dal vincere le superstizioni e gli idoli magici del passato, è essa stessa dotata di credenze pure che la contraddicono.. O meglio, compaiono nuove divinità, che vengono innalzate sul cadavere del dio di Nietzsche. La mente divinizzata ha messo da parte il dialogo socratico con se stessa, il Logos. Questa è la conferma dell’avvertimento di Chesterton:
« Quando le persone smettono di credere in Dio, non è vero che non credono più in niente: credono in niente«.
Il vero analogo religioso della memoria agostiniana non è l’assenza di religione o di fede. È l’apoteosi delle Chimere (φάντασματα), i falsi idoli della caverna Come li chiamava Platone. Così la nuova tecnocrazia scientifica divenne il nuovo clero. Semplici teorie e opinioni di espertiChe sia medico o economico, si afferma con la stessa carica dottrinale delle bolle pontificie, anche se spesso non hanno che certezza scientifica.
Va detto, come spiega Weber, che il “pensiero e la razionalizzazione” esponenziali, se non contribuirono a una migliore conoscenza delle condizioni di vita, permisero tuttavia un’importante svolta copernicana:
« Coscienza o convinzione che, se lo vogliamo, possiamo conoscere in qualsiasi momento [qu’on peut] Padroneggiare tutte le cose con un calcolo razionale [2]. »
Tuttavia, subito dopo, aggiunge: Ma significa delusione per il mondo. L’umanità si è chiusa in una gabbia di ferro in cui proteggersi dai suoi antichi nemici. : astrologia, magia, alchimia, misteri della saggezza. Vittime della sua violenta repressione, fin dai tempi della Riforma che massacrò le streghe e infranse le norme morali che custodivano il sacro. Non è un caso che oggi assistiamo al ritorno di questo tipo di conoscenza (Vedi Giorgio Galli), Frasi Il razionalismo illuminista non è stato in definitiva in grado di dare all’uomo la conoscenza della conoscenza, lo scopo ultimo della vita e le cose correlate. Lo specialismo virtuale (wertfrei) di cui lo stesso Weber è consapevole sostenitore presuppone l’abbandono del senso della vita e l’abbandono di una spiegazione compiuta dei fenomeni.
Tolstoj, citando Weber, lo conferma La morte non ha più alcun significato per l’uomo, tanto quanto la tecnologia e la scienza presuppongono un progresso infinito ; L’uomo e il Dasein sono ridotti a una semplice, infinitesimale giustapposizione di un universo in perenne autotrascendenza. La morte, per un universo che deve progredire, non ha senso, è una scomoda rottura. Allo stesso modo, non possiamo più sentirci “vivi”: L’ex contadino può prendere tutto ciò che la vita ha da offrirgli nel suo ciclo organico e morire senza preoccuparsi di appendere qualcosa.. Oggi, invece, la mente ne percepisce solo una parte frammentaria, insignificante e temporanea. Quindi, da allora La morte non ha senso, così come la vita della cultura in quanto tale [3] ».
Infine, la disillusione weberiana è evidente nei limiti intrinseci della scienza:
« Non ha senso – citando Tolstoj – perché non fornisce una risposta all’unica domanda che conta per noi come esseri umani: cosa dovremmo fare? [4] ».
Un rimedio a questo problema potrebbe venire dalla “scienza senza presupposti”; Tuttavia, nessun sistema di per sé può farne a meno. Prendiamo, ad esempio, i medici attribuiscono un valore positivo alla conservazione permanente e inviolabile della vita in quanto tale. Non c’è (fortunatamente) nessun medico al mondo che lascerebbe morire una vita sotto la sua sorveglianza; Ma il presupposto è quello La vita in quanto tale merita un’inspiegabile conservazione eterna in sé e per sé, e non certo da “professionisti”. Il problema poi c’è e non è legato al contenuto, perché è vero che la vita va preservata e sacra, ma chi dovrebbe prendersene cura e come? Perché le discipline scientifiche contemporanee, come si è detto, sono intrinsecamente incapaci di assolvere a questo compito. Ed è qui che la gabbia d’acciaio si rivela ghiacciata.
Il nodo gordiano non sarà risolto dall’autore. Morì infatti nel 1920, all’età di 56 anni, per le conseguenze della spagnola, dopo aver partecipato come delegato per la Germania alle conferenze di pace di Versailles. Eppure resta l’eco di un dilemma appena sussurrato:
« Nessuno sa ancora chi vivrà in questa gabbia in futuro e se alla fine sarà … [il surgira] Rivivi vecchie idee e ideali. »
Di Matteo Parigi sur Geopolitika
Appunti:
- [1] mweber, Etica protestante e spirito del capitalismo33, Por Rizzoli, 2016
- [2] mweber, La scienza come professione / La politica come professione20, Einaudi, 2004
- [3] Ivi, p.21
- [4] Ivi, p.26
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