Venerdì lo Stato ha annunciato, per voce del Ministero dell’Economia, di aver superato la soglia del 90% del capitale di EDF, che è un passaggio cruciale per Rinazionalizzazione del gruppo. “Il 19 gennaio 2023 lo Stato ha superato la soglia del 90,00% del capitale e dei diritti di voto figurativi di EDF”, si legge in un comunicato, osservando che lo Stato potrà così in una seconda fase “procedere all’attuazione di il recesso forzoso” delle azioni EDF da Borsa di Parigi.
In Borsa si tratta di un passo cruciale compiuto dal Paese nell’ambito dell’Offerta di acquisto (OPA), la cui scadenza è stata posticipata a tempo indeterminato a causa di azioni legali. Azionisti di minoranza al termine dell’OPA, due condizioni devono essere soddisfatte per consentire allo Stato di avviare un ritiro obbligatorio delle azioni FES Dal mercato azionario, cioè per forzare la vendita dei restanti azionisti di minoranza: essi non devono rappresentare più del 10% del capitale sociale e dei diritti di voto.
Il processo non è completato
Tuttavia, la rinazionalizzazione, decisa la scorsa estate quando lo Stato controllava l’84% del capitale, non è ancora stata completata. L’offerta pubblica di acquisto, aperta il 24 novembre, era originariamente prevista per il 22 dicembre. Ma’AMF Ha deciso il 7 dicembre di posticipare a tempo indeterminato tale termine “in attesa della decisione della Corte d’Appello di Parigi sulla domanda di sospensione” presentata da un gruppo di azionisti di minoranza insoddisfatti del prezzo offerto.
L’udienza per considerare questa sospensione è fissata per il 25 gennaio. Un’altra udienza di merito è poi fissata, il 23 marzo, presso la Camera di Regolamento Economico e Finanziario della Corte d’Appello. Il costo dell’operazione è di 9,7 miliardi di euro, ed è una strategia per il Paese che vuole costruire sei reattori nucleari di nuova generazione EPRcon una scelta di altre otto persone.
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