L’Italia sta gradualmente sviluppando il proprio ecosistema tecnologico, ma è molto indietro rispetto ad altri paesi europei come Francia, Spagna o Germania. A We Make Future, la fiera in corso a Bologna, la partecipazione degli investitori è attiva. La Camera di Commercio italiana, controparte francese, ha invitato un centinaio di investitori stranieri, tra cui diversi francesi. L’organizzazione prevede 900 rappresentanti finanziari.
Secondo French Tech Italy l’ecosistema italiano è da 8 a 10 volte più piccolo di quello francese. Quindi i livelli di scala non sono gli stessi… Nel 2022 la somma complessiva raccolta dalle startup italiane sarà di 1,8 miliardi. In Francia abbiamo raggiunto i 13 miliardi di euro. Nel 2023 la cifra era di 1,18 miliardi, contro gli 8,3 miliardi della Francia. Quindi l’ecosistema italiano è ancora agli inizi, e lo si avverte nei corridoi del Bologna Convention Center dove stiamo costruendo il futuro. Nessun grande stand aziendale, si nota a malapena il logo Amazon sulla parte anteriore del semplice stand bianco. Niente a che vedere con i corridoi di VivaTech.
Segnali positivi per l’ecosistema italiano
Nel 2022 l’ecosistema italiano era 3 volte più piccolo di quello spagnolo, 12 volte più piccolo di quello francese e 30 volte più piccolo di quello britannico. Nel 2023, il divario tra l’Italia e i suoi vicini europei si è ridotto un po’ di più: il mercato delle startup spagnolo è 1,5 volte più grande (rispetto a 3 di un anno fa), quello francese 6 volte (contro 12) e quello britannico 16 volte (contro 30 ) dell’Alleanza tecnologica italiana. Buone notizie per il direttore generale Francesco Cerruti, che è molto impegnato per far emergere questo ecosistema: “Abbiamo una crescita relativa, ma soprattutto possiamo osservare che i margini di crescita dell’Italia sono più alti di quelli degli altri Paesi“. I mercati di raccolta di capitali in Francia, Germania e Regno Unito si sono ridotti notevolmente negli ultimi mesi.
Il direttore generale è positivo: “Il 2024 è iniziato bene e i primi segnali sono buoni.» Da notare che la pepita italiana, iGenius, possiamo soprannominarla il Mistral italiano. All’inizio della settimana sono stati raccolti 650 milioni di euro. Una cifra che va ad incrementare tutti i saldi.
Un ecosistema ancora tutto da costruire
Ma il lavoro delle imprese per favorire e promuovere l’innovazione in Italia è enorme. Francesco Cerutti fa questa osservazione: “Nessuno o pochi investitori internazionali, nessun investitore istituzionale, nessun investitore aziendale. Quest’ultimo dovrebbe vedere la luce entro due o tre anni.»
Sul fronte societario c’è CDB Venture Capital, che può essere paragonato a BBFrance. CDP Venture ha annunciato che investirà 5 miliardi di euro fino al 2028. ovvero quasi la metà dell’importo totale delle tasse italiane. Francesco Cerruti deplora il fatto che il CDP abbia più un atteggiamento da scommettitore che da arbitro. “Riteniamo che CDP si concentrerà sulla razionalizzazione dell’ambiente e sugli investimenti come un player tradizionale.»
Da parte del governo c’è poca o nessuna sostanza. “Abbiamo bisogno di investitori istituzionali”, insiste sul palco Antonella Grassigli, soprattutto da investitrice nel Fintech. Intorno a lei, altri tre player italiani del VC condividono questa osservazione e questa campagna per attrarre capitali stranieri e migliorare le infrastrutture di cui il settore locale ha bisogno. “Come investitori, oggi portiamo questo messaggio. Ma guardate in Francia Emmanuel Macron, in Inghilterra Rishi Sunak, in Spagna Pedro Sanchez.», lamenta Francesco Ceruti. Sapendo che in Italia i budget destinati alle startup sono gestiti dal Ministero della Gioventù…
Opportunità per gli investitori francesi
In definitiva, in Italia i fondi di venture capital sono solo una trentina. Geograficamente e culturalmente, la sua vicinanza alla Francia lo rende un territorio molto interessante per i VC francesi. La Camera di Commercio Italiana e l’Alleanza Italiana per la Tecnologia cercano di promuovere queste connessioni. L’evento, che riunisce investitori francesi e startup italiane, è organizzato ogni anno presso l’Ambasciata italiana a Parigi. Entrambe le associazioni sono presenti in VivaTech e invitano gli investitori francesi in Italia.
Quali sono i vantaggi di investire in questo mercato italiano? Innanzitutto, le valutazioni sono molto più basse che in Francia, quindi gli investimenti sono meccanicamente più bassi. Successivamente, sebbene gli investitori internazionali fossero più interessati all’Italia, la concorrenza tra i fondi non fu così intensa come altrove in Europa. La Francia è il paese più radicato in Italia, con due fondi già ben radicati nell’ecosistema, 360 Capital e Founders Future (il cui fondatore Marc Menachew è anche partner di Medinas). I fondatori sono il futuro Investito soprattutto in Daze, avvio colonnine di ricarica per veicoli elettrici nel corso della Serie A da 15 milioni di euro. “L’Italia è sempre stata un eccezionale vivaio imprenditoriale con un mercato davvero indirizzabile in Europa. Sebbene l’ecosistema digitale e tecnologico sia rimasto indietro, stiamo assistendo a un vero recupero in Founders Future e siamo entusiasti di partecipare ai nostri primi accordi come Daze lo scorso febbraio insieme a CDP Ventures.», il commento di Marco Menese.
A livello settoriale possiamo contare su due trend principali per i prossimi anni oltralpe. Innanzitutto le scienze della vita, in cui l’Italia è storicamente il secondo Paese in Europa. Quindi DeepTech. Uno dei punti di forza del Paese è il regolare trasferimento di tecnologie tra università e startup. Ma come in Francia, i fondi italiani vengono principalmente avviati alla Serie A, e solo allora i finanziamenti raggiungono il pareggio. Questa è un’opportunità per i fondi statunitensi.
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