Si tratta di un primo passo legale: martedì 5 dicembre La Poste è stata incaricata di migliorare l’attuazione della legge del 2017 sull’obbligo di vigilanza delle imprese in questioni relative ai rischi umani e ambientali, in un caso riguardante l’impiego di lavoratori privi di documenti da subappaltatori.
Pertanto il gruppo, di cui il fondo depositi controlla il 66% del capitale e il 34% dello Stato, dovrà lavorare per migliorare la propria posizione. “Mappatura dei rischi” E sistemi di monitoraggio e allarme complementari. L’origine di questa decisione risale alla notifica ufficiale indirizzata a La Poste, nel 2020, dal sindacato SUD-PTT, in cui riteneva che i documenti pubblicati dall’azienda non soddisfacessero i requisiti legali, tra l’altro riguardo al ricorso all’outsourcing .
“Siamo stati allertati nel 2019 da un gruppo della piattaforma Chronopost di Alfortville (Val-de-Marne) del fatto che immigrati clandestini, subappaltatori di Derichebourg, lavoravano lì di notte scambiandosi documenti e badge.“, spiega Nicola Galipides, direttore federale del SUD-PTT. Due anni dopo, lo stesso fenomeno si è ripetuto presso DPD, una filiale di La Poste. »
“Procedure di valutazione dei subappaltatori”
Per quanto riguarda l’utilizzo di immigrati clandestini, la Corte di giustizia di Parigi rileva, tra l’altro, che la mappa dei rischi elaborata da La Poste “Non evidenzia in alcun modo i rischi associati al lavoro illegale”.Ciò giustifica la richiesta della sua istituzione “Procedure per la valutazione dei subappaltatori sulla base dei rischi specifici individuati.” “Il messaggio che il tribunale ha inviato all’azienda è: ‘Devi andare al lavoro’”.conclude il Sig. Galipides.
Tuttavia, la corte ha respinto diverse richieste presentate da SUD-PTT. In particolare, si è rifiutato di obbligare La Poste a pubblicare l’elenco dei subappaltatori e dei fornitori e di obbligarla ad attuare misure volte a prevenire il lavoro nascosto.
È stata respinta anche la richiesta del sindacato di imporre una multa di 50mila euro per ogni giorno di ritardo nel miglioramento del piano di vigilanza, e il tribunale ha preso atto della questione. “Sviluppo notevole, come parte di un processo di miglioramento dinamico” Dal 2021.
Il gruppo pubblico, che ha preso atto della sentenza senza commentare immediatamente un eventuale ricorso, si rammarica del fatto che la legge del 2017 non abbia “Non è soggetto ad alcun decreto attuativo o linee guida, lasciando le aziende ad esso soggette in uno stato di significativa incertezza giuridica”. In attesa dell’adozione di direttive europee in questo ambito.
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