La Commissione Europea è ottimista e alza le sue previsioni di crescita nell’Unione Europea. Prevede una crescita dell’1% nel 2023 e dell’1,7% nel 2024, contro lo 0,8% e l’1,6% previsti per questo inverno. Come uscire dalla stagnazione.
L’economia europea regge meglio del previsto…
Prospettive spiegate dal calo dei prezzi dell’energia ma anche dal miglioramento della produzione – dovuto al ritorno alla normalità dopo il caos causato dal virus Covid.
Altro dato positivo che sorprende gli esperti: il mercato del lavoro regge bene, con un tasso di disoccupazione del 6% nell’Unione Europea.
Sul fronte dell’inflazione, la politica monetaria della BCE sembra registrare i suoi effetti. Insieme al calo dei prezzi dell’energia, dovrebbe diminuire anche il tasso di inflazione. Secondo la Commissione dovrebbe raggiungere quest’anno il 5,8% (che d’altra parte è leggermente superiore alle attese) nell’Eurozona, per poi scendere al 2,8% l’anno prossimo. Le famiglie devono finalmente poter respirare. Aumenteranno però le pressioni sui costi e sull’accesso al credito, e la Banca centrale europea e le altre banche centrali dell’Unione continueranno ad alzare i tassi di interesse, secondo le previsioni di Bruxelles.
Anche se il comitato rimane cauto per i restanti rischi geopolitici e internazionali. “Dobbiamo rimanere vigili, pronti a rispondere a eventuali shock futuri con la stessa unità e determinazione che abbiamo conosciuto negli ultimi tre anni burrascosi”, ha affermato Paolo Gentiloni, commissario per l’Economia.
Debito in calo… ma la Francia rimane in fondo al gruppo
La Commissione rileva inoltre che il debito sta diminuendo quasi ovunque: dovrebbe scendere sotto l’83% del PIL nell’Unione e rimanere al 90% nella zona euro. Inevitabilmente, qualsiasi costo influisca comunque sui risparmi. Soprattutto la Francia.
Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, si rallegra che la maggior parte dei paesi sia entrata in una tendenza al ribasso del debito pubblico, ma a questo proposito nota traiettorie molto divergenti tra i paesi. E la Francia si comporta come una cattiva studentessa con un debito pari al 112% del Pil.
Tra la fine del 2021 e la fine del 2022, la Francia ha certamente ridotto il proprio debito dell’1,3% del Pil, ma i nostri vicini hanno fatto meglio: -3,3% nell’Eurozona, -3% in Germania, o anche meno del -5%. In Spagna. Paesi in cui l’inflazione era superiore alla Francia.
E la Francia non ha nulla di cui preoccuparsi perché il debito le sta costando sempre di più a causa degli alti tassi di interesse. Aumenta il suo carico. Quindi c’è un urgente bisogno di tagliare ulteriormente la spesa pubblica. Ripetuto dal capo dello Stato in un’intervista al quotidiano Al-Rai, questa domenica 14 maggio intende tagliare le tasse alle classi medie (quelle che guadagnano tra i 1.500 ei 2.500 euro al mese) quest’estate.
Una politica pubblica che sorprende Bruxelles e non manca di generare polemiche interne alla Francia. Così, nella sua lettera al Presidente della Repubblica, il Governatore della Banque de France, François Villeroi de Calhou, ha esortato il governo a porre fine agli sgravi fiscali non finanziati. Perché equivale a scavare nella religione.
Il governatore della Banca di Francia ha avvertito da tempo che la Francia non ha più i mezzi per ridurre le tasse che le sono imposte. Ma con un livello di indebitamento così elevato, c’è un pericolo reale per l’economia francese. È anche un enorme spostamento del conto verso le generazioni più giovani.
Ospite del quotidiano Tfi, lunedì 15 maggio, il capo dello Stato confermava comunque la sua intenzione di tagliare le tasse nei prossimi mesi.
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