La Corte Suprema degli Stati Uniti, sebbene dominata da giudici conservatori, si è pronunciata in questa direzione, avendo inizialmente sospeso questo processo all’inizio di novembre.
Martedì 22 novembre la Corte Suprema degli Stati Uniti ha autorizzato il trasferimento delle dichiarazioni dei redditi di Donald Trump al Congresso, respingendo l’appello finale dell’ex presidente repubblicano. Una commissione della Camera, in mano ai democratici fino allo scorso gennaio, chiede da tre anni I documenti che il miliardario ha inviato al fisco tra il 2015 e il 2020.
Ma, a differenza di tutti gli inquilini della Casa Bianca dagli anni ’70, Donald Trump si è sempre rifiutato di rilasciare le sue dichiarazioni dei redditi e ha lottato duramente nei tribunali per bloccare la richiesta del Congresso.
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Diversi episodi dopo, a fine ottobre, una corte d’appello federale ha autorizzato il fisco a deferire questi documenti al Comitato della Camera. Il magnate immobiliare ha quindi inviato un appello urgente alla Corte Suprema degli Stati Uniti per bloccare questo trasferimento.
Questo era Sospeso il 1 novembre invio documenti In attesa di ricevere gli articoli per decidere le caratteristiche. Dopo aver ricevuto argomenti da entrambe le parti, martedì ha finalmente rifiutato la richiesta di Donald Trump. Secondo la sua pratica, non ha chiarito le sue motivazioni.
Seppure profondamente riformata dall’ex presidente, la Corte Suprema ha causato non poche battute d’arresto in questa vicenda, e in particolare ha autorizzato nel 2020 il trasferimento di documenti finanziari alla giustizia di New York che indaga sui suoi affari.
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La mancanza di trasparenza di Donald Trump, che ha fatto della sua ricchezza un argomento nella sua campagna elettorale, ha alimentato per anni speculazioni sull’entità della sua ricchezza o sui potenziali conflitti di interesse.
Non è detto però che il trasferimento dei suoi archivi fiscali al Congresso alzerà il velo sulle vicende del settantenne che ha appena annunciato la sua candidatura alla presidenza nel 2024. La commissione, che ha preteso queste dichiarazioni dei redditi per stabilire regole etiche sugli affari dei presidenti, non dovrebbe renderli pubblici. A gennaio i repubblicani lo riprenderanno e probabilmente abbandoneranno l’attività.
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