La Pallacanestro Varese è uno dei club più prestigiosi d’Europa. È stato cinque volte campione continentale e più volte finalista negli anni Settanta, mentre dieci volte campione italiano. La pena più severa inflittagli equivarrebbe all’archiviazione in caso di rigetto del ricorso, anche se chiaramente meritato.
La Pallacanestro è stata multata di 16 punti nella classifica varesina, con il presidente Mario Vittorelli squalificato per tre anni a tutti gli effetti. Il motivo è stata la presentazione di documenti falsi che avrebbero dovuto essere ammessi nel campionato in corso la scorsa estate.
Tutti i club devono certificare di aver pagato bene i propri giocatori e allenatori, e la recente decisione della BAT a favore del serbo Milenko Tebic per un prestito di 80.000 euro evidenzia la situazione anomala di OpenJobMetis Varese.
La società lombarda, che ha presentato ricorso, si dichiara innocente del reato di truccatura sportiva, ma tutte le argomentazioni addotte sono ampiamente contraddette dalle motivazioni della condanna. Al contrario, la multa di 16 punti – in primo grado il procuratore federale ha cercato di espellere il club – è stata molto più leggera dell’EuroBasket della scorsa estate inflitta alla Roma, che è stata respinta a causa di un caso simile che coinvolgeva Damien Hollis. Per A2. Nel 2012 e nel 2013 ha cancellato due scudetti, due Coppe Italia e una Supercoppa.
È naturale che il club difenda la sua visione e preferisca presentare un errore sistemico piuttosto che una frode, ma ciò che è sgradito in Italia sono i tentativi dei politici di interferire con la giustizia sportiva.
«È un permesso amministrativo e il permesso imposto è limitato», ha commentato Attilio Fontana, capo della Regione Lombardia.
Sebbene le regole sembrino draconiane, sono una delle poche reti di sicurezza in un sistema che ha rifiutato un modello di previsione del budget come il campionato francese. Un organismo con poteri di indagine sul sistema finanziario dei club.