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La caffeina è uno psicostimolante che si lega ai recettori dell’adenosina A2A nel cervello.
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Alcuni ricercatori francesi ne hanno decifrato il possibile meccanismo d’azione. Attualmente è in corso uno studio clinico di fase III.

Il caffè potrebbe essere un trattamento naturale per la malattia di Alzheimer? Sebbene l’idea possa sembrare poco plausibile, gli scienziati hanno a lungo messo in dubbio gli effetti protettivi della caffeina contro il declino cognitivo. Diversi studi osservazionali hanno dimostrato in modo notevole un’associazione tra il consumo moderato di caffè (da 3 a 5 tazze al giorno) e un rischio ridotto di sviluppare demenza di tipo Alzheimer con l’avanzare dell’età. Ma fino ad ora non è mai stata dimostrata una relazione causale. I ricercatori dell’Ospedale Inserm e dell’Ospedale universitario di Lille forniscono nuovi elementi a favore di questa ipotesi. In Uno studio pubblicato sulla rivista cervello Gli scienziati evidenziano il meccanismo attraverso il quale la caffeina può inibire l’attività dei recettori coinvolti nell’insorgenza dei disturbi della memoria. Questi risultati hanno già consentito la realizzazione di uno studio clinico di fase III, che rappresenta l’ultimo passo prima della possibile autorizzazione alla commercializzazione…

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