«Così finisce il mondo», avvertiva il poeta, «non in un incidente, ma in un grido». T.S. Questa è una catastrofe abbastanza diversa da quella che Eliot aveva in mente, eppure la sua profezia è, a mio avviso, valida per il mondo della democrazia liberale. In Italia, del resto, le cose stanno andando così e, se la destra sovranista dovesse vincere le prossime elezioni, si può presumere che sarà lo stesso anche in Francia.
Il processo di disintegrazione della democrazia liberale che è in corso nel mio Paese da quasi due anni assomiglia più a una guerra che a un attacco frontale. I pilastri culturali e istituzionali della struttura democratica sono soggetti a pressioni erosive sempre invisibili, ma costanti, sistematiche e quotidiane.
Tutto è iniziato con un attacco ampiamente controverso alla sovrastruttura culturale. ), attacchi ideologici più aggressivi contro i valori fondanti della convivenza democratica come risultato di lotte secolari (ostilità contro il diritto all’aborto o contro i diritti delle persone non sessuali).
L’erosione della libertà democratica
Che tu voglia criticare il governo o fare il tuo dovere, tutto si riassume in Italia nell’ostinato rifiuto dei postfascisti di riconoscere il fascismo come il fondamento della democrazia e dell’istituzione che ha contribuito a fare dell’Italia un Paese. Esamina il suo lavoro in modo critico e devi essere pronto a pagarne il prezzo.
A questo “ecosistema” di libertà democratiche è seguita una disintegrazione mirata alle strutture istituzionali della democrazia italiana. Infatti, le tre grandi riforme proposte dal governo di estrema destra volte a distruggere il potere giudiziario (fortemente favorite dai successori di Silvio Berlusconi), dovevano sfondare l’introduzione dell’Accordo di unità nazionale tra Nord e Sud. Introdurre un modello di funzionamento del Presidente del Consiglio che abbia l’effetto di eliminare l'”autonomia differenziata” (fortemente voluta dalla Lega di Matteo Salvini) e, soprattutto, la funzione di garanzia e controllo del Presidente. Ridurre il Parlamento a un ruolo minore.
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