Ventitré membri del parlamento ECOWAS da 115 seggi hanno preso parte ai dibattiti virtuali durante questa sessione straordinaria, secondo il nostro inviato speciale a Lagos, Lisa Fabiano. La maggior parte si è detta contraria all’intervento militare in Niger, da dove provengono alcuni parlamentari.
Il nigeriano Amadou Ali Djibo ha sottolineato in particolare che le sanzioni attualmente imposte al suo Paese hanno già portato alla chiusura di molte scuole e che la guerra avrà conseguenze disastrose per la vita dei più vulnerabili.
Da parte sua, Muhammad Ali Ndume, senatore della Nigeria nord-orientale, ha affermato che il suo Paese non può entrare in guerra senza l’approvazione non solo dell’Assemblea nazionale, ma anche del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Al termine di questo incontro virtuale, i rappresentanti del parlamento dell’ECOWAS non hanno firmato una risoluzione ma hanno accettato l’idea di formare una delegazione per cercare di proseguire i negoziati tra l’ECOWAS e i membri della giunta al potere a Niamey.
I termini di questa mediazione dovrebbero essere discussi il prima possibile con il Presidente dell’ECOWAS, il Presidente della Nigeria, Bola Ahmed Tinubu. Questa nuova iniziativa ha il vantaggio di riunire i rappresentanti dei diversi paesi coinvolti.
Altre iniziative per rinnovare il dialogo
“Ripristina l’ordine costituzionale e tutto sarà possibile”: questo il messaggio che questa domenica dovrà essere trasmesso alle nuove autorità nigeriane attraverso un altro canale, quello di un ricco uomo d’affari della subregione, secondo il nostro corrispondente regionale, Serge Daniele. Garantiremo il perdono del generale Abdourahmane Tianicapo della giunta, e i principali vertici del Consiglio nazionale per la salvezza della patria (CNSP).
Anche la diplomazia americana è attiva. Un diplomatico degli Stati Uniti potrebbe presto recarsi a Niamey.
Un altro oratore, il Togo. Presidente Per Gnassingbe Era presente durante l’ultima seduta a porte chiuse ad Abuja, e spesso ha parlato poco secondo fonti, per niente secondo altri. Ma sappiamo che il Togo è uno dei pochi Paesi che gioca appieno la carta del dialogo e del negoziato per trovare una via d’uscita dalla crisi. Secondo le nostre informazioni, Lomé ha parlato almeno due volte con i golpisti a Niamey. Tra le richieste avanzate: il rilascio Presidente Mohamed Bazoum Aprire trattative sincere per la prosecuzione del processo. Un interlocutore che conosce bene la questione aggiunge che il Togo non è per l’intervento militare, ma per i negoziati, per andare avanti.