I datori di lavoro hanno rivisto al rialzo la loro proposta di aumento salariale dall’1,7% al 2%, ma CFE-Energie ha chiesto almeno il 3%. Da parte sua, la CGT ha accolto con favore l’impegno degli imprenditori a favore della clausola di revisione.
Le trattative salariali nel settore energetico si sono concluse giovedì con la proposta finale dei datori di lavoro, che ha ricevuto un’accoglienza mista da parte della CGT, la principale organizzazione sindacale, e ancor più riserve da parte degli altri sindacati. “I negoziati si sono conclusi con una proposta finale dei datori di lavoro per un aumento del 2%” dello stipendio base nazionale il 1° gennaio 2024, ha osservato Stephane Scherigi, segretario nazionale di CFE-Energie.
La proposta è stata rivista al rialzo rispetto alla riunione precedente del 21 settembre, durante la quale i datori di lavoro avevano proposto un aumento dell’1,7%, ma lontano dalle richieste di CFE-Energie, la seconda organizzazione rappresentativa, che chiedeva almeno il 3%. “Abbiamo proposto l’1,5% il 1° gennaio e l’1,5% il 1° settembre, il che significa anche un aumento del 2% (sull’anno), ma ci permette di chiudere il 2024 con un +3% e il management ha rifiutato”, ha detto Stephane Scherigi. Per il quale ottenere la firma dei suoi iscritti al sindacato sarebbe “complicato”.
“Indagheremo con le nostre autorità per vedere se firmeremo le nostre firme”, ha osservato Sandrine Tellier, segretaria federale del Ministero degli Affari Esteri, che si è mostrata pessimista, sottolineando che la proposta non copre le aspettative di inflazione per il 2024 e che ce n’è già una certa mettersi in pari per il 2023.
La CGT ha invitato i suoi membri allo sciopero giovedì
Da parte sua, la CGT si è espressa in modo più contrastante: è stata “insoddisfatta” del tasso di aumento proposto rispetto all’inflazione e ha accolto con favore l’“impegno” dei leader aziendali ad attuare la clausola di revisione durante i prossimi negoziati annuali obbligatori, per monitorare l’andamento risultato finale. Inflazione durante tutto l’anno e, se necessario, una “revisione delle tariffe 2024”, secondo Fabrice Codor, di CGT-Energie. Il sindacato ritiene che ciò equivalga effettivamente a legare lo stipendio base nazionale all’inflazione, come ha richiesto. Interrogati, i datori di lavoro non hanno risposto all’inizio della serata.
L’accordo è stato firmato alla fine dello scorso novembre, nel contesto delle elezioni sindacali del settore. Se i sindacati firmatari non rappresentano una rappresentanza del 30%, non verranno convalidati e i datori di lavoro potranno decidere se applicarli o meno. Giovedì la CGT ha invitato i suoi membri a scioperare per fare pressione sui negoziati. Questo movimento ha provocato soprattutto assembramenti davanti ad alcune centrali elettriche, alcune riduzioni della produzione nucleare e una ridotta disponibilità di energia idraulica, secondo Fabrice Codor. Ha sottolineato che la produzione è scesa a circa 3.000 megawatt al culmine del movimento, che equivale a circa tre reattori nucleari. Secondo la CGT sono stati chiusi anche diversi impianti di stoccaggio del gas.