La pasta venduta in Italia finisce sul tavolo dell’Antitrust. In due anni il prezzo di un kg di legumi è aumentato del 37%, mentre il prezzo del grano è diminuito.
Le associazioni dei consumatori hanno alzato la voce contro i prezzi della pasta, sospettando “irregolarità di mercato”. Prezzo al chilogrammo Pasta Questo è il 37% in due anni, secondo la National Consumers Association. Dopo la diffusione dei dati Istatt sull’inflazione a marzo, l’organizzazione agricola Coldretti, intanto, ha annunciato che il prezzo della pasta era salito del 18% lo scorso anno, mentre il grano duro utilizzato per produrla veniva pagato il 30% in meno agli agricoltori: ” Questo è inaccettabile Il 18% del prezzo al consumo della pasta lo scorso anno A fronte di un aumento, l’Istad, il grano duro nazionale necessario per la sua produzione o viceversa, è inferiore del 30% nello stesso periodo per gli agricoltori a basso reddito.
Chiara variazione di prezzo in base alle città in Italia
La Coldretti ha anche sottolineato la notevole variazione del prezzo della pasta da una città all’altra. Tra la città più cara e quella meno cara, ovvero Ancona e Cosenza, la differenza di prezzo è del 64,8%. Un chilo di pasta a Milano costa 2,3 euro; 2.2 a Roma; 1,85 a Napoli o addirittura 1,49 a Palermo, secondo il laboratorio del ministero del Made in Italy – mentre i prezzi del grano sono quasi gli stessi in tutta la penisola a 38 centesimi al chilo.
Dopo le accuse di speculazione lanciate da Goldreddy, il Codacons (Associazione Tutela Consumatori) sta valutando la proposta di sporgere denuncia alla Commissione Concorrenza per segnalare possibili violazioni nell’evoluzione dei prezzi al pubblico. “E’ importante verificare con certezza se ci sono anomalie nel mercato volte a mantenere alto il prezzo al dettaglio di un prodotto sulle tavole italiane”, ha detto Carlo Rienzi, presidente di Codecons. Gli italiani consumano 23 kg di pasta all’anno.
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