In un’altra vita, Didier Deschamps sarebbe stato un sostenitore esemplare delle risorse umane. In Qatar dirige una prestigiosa PMI di ventiquattro calciatori, di cui solo la metà ricopre ruoli dirigenziali. Nei quarti di finale della Coppa del Mondo, durante una partita feroce contro l’Inghilterra (2-1), l’allenatore si è affidato nuovamente a undici persone composte da portatori indistruttibili: non solo la forza lavoro si è trasformata durante la partita del Gruppo C, questo è noto come i “parrucchieri” hanno perso contro i tunisini (0-1). Contro gli inglesi Kingsley Coman è entrato solo a fine partita al posto di Ousmane Dembele.
Mercoledì 14 dicembre, contro il Marocco (ore 20 DC), allo stadio Casablanca in mezzo al deserto, dovrà essere affidata ancora una volta la penultima tappa della missione speciale per conquistare la stella del terzo campione del mondo. Stesso cast. Al timone dei Blues per dieci anni, Deschamps divenne un maestro dell’arte dell’autogestione. E quei calciatori non sono i più flessibili.
Dietro i piccoli baschi, tutti avanzanti in fila serrata, rivolti verso l’unico obiettivo della vittoria finale. Sabato sera le sostitute e anche le sostitute hanno vissuto la partita come se la stessero combattendo, saltando dalla panchina per protestare o tifare per i compagni.
Dopo aver messo a segno una raffica decisiva per sloggiare gli inglesi dal Qatar, ha realizzato 53e Gol in maglia azzurra Olivier Giroud ha reso omaggio al kit creato da Deschamps: “Ciò che guida l’equilibrio è il nostro spirito di squadra, il fatto di non arrendersi, di lavorare l’uno per l’altro”. L’altruismo impersonato da Antoine Griezmann, che si spende disinteressatamente in difesa e adora fare offerte ai suoi compagni di squadra. A 31 anni, il giocatore del Real Madrid è oggi il miglior passante dei Blues, con 28 assist, di cui due nei quarti di finale.
“La sua più grande forza è la coesione di gruppo.”
Didier Deschamps, 54 anni, è un boss di gang per natura. C’è una forza collettiva che emerge fin dall’inizio. La qualità non basta, in questo gruppo c’è anche la mente, e magari anche un po’ di esperienzainsiste l’allenatore. Per far oscillare la partita in questo modo e resistere fino alla fine, ci serve ai Mondiali. Il miglior cemento sono i risultati e le qualifiche. »
Quattro anni fa, in Russia, la sera di una sofferta vittoria contro il Belgio in semifinale, aveva già spiegato a lungo “Lo stato d’animo del suo gruppo”. Il difensore Samuel Umtiti ha parlato del capocannoniere di San Pietroburgo “Di undici cani in un campo”. Gli uomini sono cambiati ma l’addestratore di cani rimane. Il suo film Blues nel 2022 è simile a quello del 2018.
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