Spinta da un desiderio irresistibile e imperiale in campo, Caroline Garcia si è presentata con la sua prima Finale WTA per la sua seconda partecipazione, con una vittoria per 6-3, 6-2 sulla greca Maria Sakkari, domenica 6 novembre a Fort Worth (Texas) . La 29enne sta già facendo meglio di quanto non fosse nel 2017, quando fallì nelle semifinali dell’evento, poi fu sconfitta dall’americana Venus Williams.
A quel tempo, era arrivata a Singapore all’ultimo minuto, esultante dopo aver conquistato due titoli in Cina, alla WTA 1000 di Wuhan e Pechino. Questa volta è prevalso il mistero, dopo l’inaspettata partenza di coach Bertrand Perrett, adducendo i problemi sorti nelle ultime settimane, che il Lyonnaise sia vicino al campionato.
E ha trovato chiaramente le risorse mentali per realizzare il suo sogno: diventare la seconda francese ad aggiungere il suo nome alla lista, dopo Amelie Mauresmo, incoronata a spese di Marie Pierce nel 2005, durante la finale del 100%. Tricolore di tanto in tanto.
Dopo un ottimo inizio contro Coco Gauff nella sua prima partita del girone, Garcia, mentre occasionalmente giocava un ottimo tennis, è poi caduta al numero uno del mondo Iga Swiatek. Quest’ultima non è riuscita ad espellere la bielorussa Arina Sabalenka nell’altra semifinale. Quindi è previsto un duello battitore in finale.
gioco di riferimento
Di fronte a Scary, il quinto giocatore più grande del mondo, che aveva un leggero vantaggio psicologico contro di lei dopo averla battuta nelle due partite precedenti, Garcia ha ottenuto il suo miglior risultato del torneo. Scommettendo più che mai sulla sua aggressività, mette costantemente in secondo piano il suo avversario e spesso si sbaglia. L’unica volta che la francese ha sbagliato è stata quella di confermare il suo primo break nel primo set. Per il resto era un solo passeggero.
Forte al ritorno, ben piazzata all’interno del campo, ha approfittato della bassa percentuale di prima palla di Skari (37%) per vincere il primo set in poco più di mezz’ora di gioco e ha insistito anche sul rovescio greco, staffettando per finirla punti meglio lungo la serie.
Nonostante il combattimento di 2:27 che è stato estenuante fisicamente e mentalmente il giorno prima per battere Kasatkina, «Caro» Dopo non ha mostrato segni di stanchezza. Mi sono rialzato sull’acceleratore nel secondo set, iniziando con due pause consecutive per portare a zero quattro game.
Tutto ha funzionato in questa partita, come questa palla spenta in estensione per annientare un passaggio ma ben eseguita da Scary, che stava solo rinunciando ai suoi tiri per stare al passo con il ritmo infernale imposto dal suo avversario.
Vincitore del servizio
La giocatrice francese, che si è classificata nella classifica degli strike vincenti (ventuno), è stata anche molto efficace al servizio, con sei assi che hanno gonfiato il suo totale a 379 in questa stagione, un’area in cui è sicura di prendere il primo posto davanti al kazako. Elena Rybakina (370).
Versare «Caro»essere in finale Masters è un grande senso di soddisfazione dopo sei settimane difficili, vittima di reti dopo un’estate rovente, che l’ha vista vincere tre titoli (Bad Homburg, Varsavia, Cincinnati), prima di raggiungere le semifinali al US Open.
Una rinascita, dopo più di quattro anni senza brillantezza, tra crisi di fiducia, tennis in difficoltà, e ricorrenti ansie fisiche, che ha saputo superare quest’anno, in modo sorprendente, grazie al lavoro svolto con Bertrand Perrett, che la controllava. Il successo e la sua ascesa dal settantacinquesimo al sesto posto nel mondo.
Quindi senza di lui ora, ma sempre con i suoi genitori a circondarla e il delicato aiuto dell’allenatore argentino Juan Pablo Guzman, che aveva già lavorato con lei l’anno scorso, ritrova il suo slancio nel momento migliore. Nel rodeo di forti emozioni nel cuore del Texas, può, a costo del suo ultimo sforzo, concludere il suo viaggio in un angolo di paradiso.