Reportage
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La mobilitazione della società civile georgiana non si indebolisce, ma si rafforza. Mercoledì, per il terzo giorno consecutivo, una folla enorme si è radunata nel cuore della capitale per denunciare il disegno di legge “agenti stranieri”, definito “legge di Putin”. I manifestanti temono che le aspirazioni europee del paese siano minacciate. Almeno 66 persone sono state arrestate.
Sono arrivati prima del giorno prima. L’appello alla manifestazione è stato lanciato mercoledì alle sette di sera, ma da metà pomeriggio la folla ha cominciato a confluire verso il centro di Tbilisi davanti al palazzo del parlamento. Oltre agli inni georgiani e ucraini, si sentono inni europei. Al calar della notte, giovani, anziani e famiglie con bambini alzano la luce del cellulare mentre scandiscono slogan “No alla legge russa”. Rustaveli Street è affollata, così come i treni della metropolitana che vi conducono. I manifestanti hanno anche in programma di rimanere fino a mercoledì sera, come il giorno prima, e molti si sono attrezzati: caschi da motociclista, visiere o addirittura passamontagna. I segni scritti sia in inglese che in georgiano competono in creatività: “Legge di Putin”, “Quando la legge sarà approvata, quel marchio non esisterà più”.
“Putin Khuilo, Bidzina Khuilo”, Come il giorno prima, i manifestanti hanno intonato questa canzone a un coro, ispirato agli slogan ucraini della rivoluzione europeista del 2014, che tratta di“figlio di puttana” Presidente della Russia, nonché oligarca ed ex primo ministro della Georgia, Bidzina Ivanishvili. Qua e là sventolavano in aria enormi bandiere europee e georgiane, mentre striscioni”No alla legge russaLo ha sventolato. Non vogliono questa leggeclienti stranieriÈ stato discusso dall’inizio del mese in parlamento ed è stato adottato martedì in prima lettura.
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