sabato, Novembre 23, 2024

L’asteroide che spazzò via i dinosauri si formò fuori Giove

Tecnologia innovativa e nuove conclusioni. La controversia sulla natura del corpo celeste che causò l’estinzione dei dinosauri sconcertava gli scienziati da decenni, ma uno studio ha fornito una pietra decisiva a questa costruzione. Questo lavoro, pubblicato giovedì sulla prestigiosa rivista Science, mostra che l’asteroide responsabile della recente estinzione di massa si è formato fuori Giove.

Lo studio smentisce anche l’idea che l’oggetto che colpì la Terra 66 milioni di anni fa fosse in realtà una cometa (rocce ghiacciate che si sviluppano ai margini del sistema solare). Questa ipotesi è stata avanzata da uno studio condotto nel 2021 e ha suscitato scalpore, ma si basava su simulazioni statistiche.

Tecnologia innovativa

Questo nuovo lavoro si basa sull’analisi di antichi campioni di sedimenti, che includevano particelle lanciate in giro per il mondo dall’impatto dell’asteroide. I ricercatori hanno misurato gli isotopi, cioè i tipi di atomi, dell’elemento chimico metallico, il rutenio. Quest’ultimo è assente nei sedimenti terrestri, quindi gli scienziati sapevano che il rutenio misurato proveniva “al 100%” dall’asteroide.

“Il nostro laboratorio di Colonia è uno dei pochi” in grado di eseguire questo tipo di analisi, ha detto all’AFP Mario Fischer-Gudi, autore principale dello studio e geochimico dell’Università di Colonia. Ha aggiunto che è stato il primo a studiare l’asteroide Chicxulub o qualsiasi altro importante corpo celeste che ha colpito la Terra.

Possibile passo avanti verso la Terra

Gli isotopi del rutenio consentono di distinguere tra due grandi gruppi di asteroidi esistenti: quelli di tipo C (carbonacei), formatisi nel sistema solare esterno, e quelli di tipo S (silicati), formatisi nel sistema solare interno. Lo studio concluse definitivamente che l’asteroide responsabile dell’estinzione dei dinosauri era di tipo C, e quindi formatosi al di fuori di Giove.

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Ciò significa che l’asteroide distruttivo proveniva direttamente dall’esterno di Giove? Non necessariamente, secondo il ricercatore. “Non possiamo essere sicuri di dove fosse l’asteroide prima che colpisse la Terra”, ha spiegato. Ha aggiunto che dopo la sua formazione potrebbe essersi fermato nella fascia di asteroidi situata tra Marte e Giove, da cui proviene la maggior parte dei meteoriti.

Un asteroide, non una cometa

Per quanto riguarda il tipo di corpo celeste in questione, le analisi dei campioni odierni hanno dimostrato che la composizione del corpo è molto diversa da quella di una certa classe di meteoriti, le condriti carboniose, che prima si pensava fossero comete. Pertanto è “improbabile” che l’oggetto in questione sia uno di essi, secondo Mario Fischer Godey.

Questa nuova luce sull’asteroide che si schiantò su Chicxulub, in quella che oggi è la penisola messicana dello Yucatan, dovrebbe permetterci di comprendere meglio la storia dei corpi celesti che colpirono la Terra. Tuttavia, il risultato di questo studio è sorprendente, perché la maggior parte dei meteoriti, cioè pezzi di asteroidi che cadono sulla Terra, sono di tipo S, conferma il geochimico.

Un fenomeno destinato a ripetersi?

Alla domanda sull’utilità più ampia di questi risultati, il geochimico offre due risposte. In primo luogo, secondo le sue stime, determinare meglio la natura degli asteroidi che hanno colpito il nostro pianeta sin dalle sue origini, circa 4,5 miliardi di anni fa, potrebbe aiutare a risolvere il mistero dell’origine dell’acqua sulla Terra. Gli scienziati ritengono che sia possibile che l’acqua sia stata portata dagli asteroidi, ma gli asteroidi di tipo C, come quelli che esistevano 66 milioni di anni fa, colpivano raramente la Terra.

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Tornare indietro nel tempo ci permette anche di prepararci per il futuro, secondo il ricercatore. Se scoprissimo che anche altre estinzioni di massa più antiche “sono associate ad asteroidi di tipo C”, dice, se un giorno un tale asteroide dovesse attraversare di nuovo l’orbita della Terra, “dovremmo stare molto attenti”, dice. Perché potrebbe essere l’ultima che vediamo.” »

Con l’Agenzia France-Presse

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