L'autore di fantascienza pubblica un articolo ispirato al suo soggiorno nella Silicon Valley. Per parlarne ci ha accolto a casa sua, nelle Alpi dell'Alta Provenza.
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Alain Damasio cammina e corre tra i cespugli di una collina del Luberon, parlando incessantemente: “Il digitale ha smaterializzato tutto… Tutto è diventato informazione e flusso… Anche le automobili di oggi sono meno macchine di lamiera e più contenitori di dati personali… Possiamo immaginare una forma di nostalgia materiale che… Noi' l'ho visto finora a San Francisco… Gli autori passano il loro tempo a descrivere le fabbriche della depressione e… » Damasio si blocca prima di finire la frase. Passa la mano su un tronco d'albero, nel quale compaiono forme che sembrano incise da un artista: “Vedi? Queste tracce sono lasciate da vermi chiamati imprinters. Con Vincien Despres ci divertiamo a confrontare le nostre interpretazioni di questi scritti. È molto divertente.” » Abbiamo appena il tempo di dare un'occhiata al bagagliaio prima che inizi a camminare più velocemente.
All’inizio l’idea era solo una discussione con Alain Damasio per un articolo che sta pubblicando in questi giorni, intitolato “Vallée du silicium”, frutto di un viaggio nella Silicon Valley dopo la quarantena. La questione di per sé era già interessante: è autore di tre romanzi di fantascienza diventati dei classici, l’ultimo dei quali, “Les Furtifs”, può essere letto come una critica esaustiva alle tecnologie di sorveglianza, ed è l’attivista noto per la sua sforzi. …
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“Fanatico di zombi da una vita. Praticante di web hardcore. Pensatore. Esperto di musica. Studioso di cultura pop impenitente.”