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L’azienda di prodotti agroalimentari e per l’igiene sta presentando ai principali rivenditori nuove forme per patatine fritte, gelati e persino sali per lavastoviglie. Ogni volta la quantità diminuisce e il prezzo sale: un tipico caso di “inflazione deflazionistica”, che permette di guadagnare a spese del consumatore.
È un documento interno lancio Venduto. Contiene nel dettaglio le offerte commerciali del Gruppo Unilever ai suoi distributori per il periodo da settembre a dicembre 2023. Vengono esaminati un certo numero di prodotti fabbricati dal colosso agroalimentare anglo-olandese: gelati, zuppe, prodotti per l’igiene… Dalla nota risulta che l’aumento del prezzo per chilogrammo o litro varia tra il 2% e… il 96%! E poiché le etichette persistono, a causa dell’inflazione che per i prodotti alimentari continua a indicare oltre il 12%, il consumatore spesso non vede altro che fuoco. Non sa che riceve meno dai suoi soldi.
Così, nella gamma Findus Hash Browns, la referenza “3599741007241” sostituisce la referenza “35997400004081” e il peso della scatola aumenta da 600 grammi a 590 grammi mentre il prezzo aumenta del 68%. Un tipico esempio della cosiddetta tecnica “deflazionistica” (composta tra inglese restringere, o “deflazione” e “inflazione”) che è la pressione sulla quantità venduta all’aumentare del prezzo. Di per sé questa pratica non è illegale in quanto vige ancora l’obbligo di esporre sugli scaffali il prezzo al chilogrammo o al litro. Ma il ministro nel corso del suo recente intervento sui prezzi dei prodotti alimentari
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