Ci sono messaggi su cui ci stiamo ancora mordendo le dita. Ad esempio, quando un brutto errore di congiunzione (disattenzione, ovviamente!) si è insinuato nella nostra lettera a un interlocutore di grande importanza. O quando il correttore ortografico (da solo, ovviamente!) trasforma le espressioni in parolacce, come “nickel” con “fucked”. Insomma, è spesso divertente, a volte imbarazzante, soprattutto quando si tratta di impressionare (riportare appunto un’immagine linguisticamente presentabile) sul destinatario, sia esso un superiore gerarchico o un oggetto dei nostri desideri. Di tanto in tanto, un bug è paralizzante, o almeno così pensiamo, a meno che tu non te ne sia reso conto e abbia battuto il colpo. Da martedì, invece, il Maniaci del controllo La lingua, non gli amanti della lingua degli sms, può esplodere.
WhatsApp, proprietà del gruppo Meta (ex Facebook), Permettere Più di 2 miliardi di utenti in tutto il mondo modificano il proprio messaggio fino a un quarto d’ora dopo l’invio. Questa nuova funzionalità, attualmente in fase di lancio, che viene fornita con una notazione “modificata” su qualsiasi scrittura riveduta e corretta, dovrebbe ripristinare Più controllo [les] discussioni”. Insomma, riconoscere a tutti una sorta di diritto di sbagliare, che non comporta la cancellazione di scritte in modo sospetto. Niente di nuovo da dire perché il servizio Messaggi di Apple (iMessage) lo ha reso possibile. D’altra parte, Twitter offre ai suoi abbonati “blu” la possibilità di modificare un tweet fino a trenta minuti dopo che è stato inviato.
Il movimento, che riguarda anche i social network (Facebook, Instagram, Linkedin) dove si registra da tempo la modifica dei post, sembra ormai irreparabile per i servizi di messaggistica istantanea. Tanto che dimentichiamo che l’errore (di significato, vocabolario, sintassi, grammatica e ortografia) è prima di tutto sincrono con l’atto di scrivere. A volte rivela il subconscio o i pregiudizi del correttore, quindi potremmo supporre anche questo, anche se ciò significa inviare un nuovo messaggio correttivo o un errore, che può a sua volta generare discussione – e quindi dialogo. La possibilità di correggerlo sul nascere, che ovviamente non è obbligatorio, elimina anche la possibilità di ragionamenti precostituiti su cosa si scriverà e come – e quindi l’idea che un errore, di per sé non grave, sia sempre un orizzonte di possibilità, da cui possiamo trarre chilometri di insegnamenti. Ed è ancora più gratificante, più reale e meno colpevole!
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