Era l’ambasciatore dell’Unione Europea in Sudan “attacco” Al-Watan, ha annunciato lunedì sera, 17 aprile, il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, mentre Khartoum è in preda a feroci combattimenti.
“Ciò costituisce una flagrante violazione della Convenzione di Vienna. La sicurezza delle sedi e del personale diplomatico è una responsabilità fondamentale delle autorità sudanesi e un obbligo ai sensi del diritto internazionale”.ha denunciato il signor Burrell, on Cinguettio.
L’ambasciatore dell’UE Aidan O’Hara dall’Irlanda lo è ” SÌ “Lo ha detto ad Agence France-Presse Nabila Masrali, portavoce del corpo diplomatico dell’Unione Europea, aggiungendo che la delegazione europea non è stata evacuata. “La sicurezza dei nostri dipendenti è la nostra priorità”ha indicato.
All’inizio della giornata, Borrell ha chiesto un cessate il fuoco nel paese “per consentire la mediazione”. L’UE sta lavorando per convincere entrambe le parti della necessità di una pausa umanitaria e per incoraggiare il dialogo., Ha aggiunto. Secondo le Nazioni Unite, più di 185 persone sono state uccise e 1.800 ferite negli ultimi tre giorni durante i combattimenti.
Combatte in diversi punti del paese
“La situazione sta cambiando molto. È difficile valutare la direzione in cui si sta spostando l’equilibrio”.ha detto il capo della Missione delle Nazioni Unite in Sudan, Volker Berthes, a Khartoum.
Da sabato, dopo che le tensioni si sono a lungo acuite, sono scoppiati combattimenti in diverse parti del Paese. Il conflitto era sopito da settimane tra il capo dell’esercito, il maggiore generale Abdel Fattah al-Burhan, leader de facto del Paese, e il suo numero due, il maggiore generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto “Hemedti” (anche il numero due della consiglio militare). ), a capo delle Forze di supporto rapido, che insieme hanno rimosso i civili dal potere durante il colpo di stato dell’ottobre 2021.
Nel cuore della capitale, Khartoum, infuria la guerriglia urbana. La guerra è iniziata così bruscamente che ha colto di sorpresa molti residenti lontani dalle loro case, come un centinaio di adolescenti che si erano rifugiati nei sotterranei della Scuola Comboniana, situata nel poligono di tiro del Palazzo Presidenziale, nei pressi del luogo dei combattimenti.
Domenica nessuna delle due squadre sembrava in grado di prendere un vantaggio decisivo. La guerra dell’informazione infuria fin dai primi istanti, rendendo difficile avere una visione d’insieme del progresso militare.
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