Le maglie biforcute numero 77 dell’esterno georgiano soprannominato “Guaradonna” fluttuavano sopra i pedoni che passeggiavano per il centro storico e appese ai fili della biancheria.
In platea e alle finestre, tra le statue di Maradona, non sono sfuggite le mascherine nere, che ricordano quella protettiva indossata dal centravanti nigeriano Osimhene, capocannoniere del campionato, nella scorsa stagione.
Il terzo scudetto del Napoli non è ancora ufficialmente nelle sue tasche. Ma è come percorrere le prospere strade della città partenopea all’inizio della primavera.
Prima di affrontare domenica allo stadio Diego Maradona i campioni in carica dell’AC Milan (4°), il Napoli ha 19 punti di vantaggio sulla Lazio Roma, con l’Inter battuta in Italia in questa stagione (3° con 21 punti).
Anche se la Juventus (attualmente 7°) recupera quindici punti di penalità per frode contabile in appello, il Napoli avrà quindici punti di margine sui bianconeri. Undici giornate garantite infernali dalla fine. Nonostante l’indisponibilità di Victor Osimhen per un infortunio all’inguine, il Pack proseguirà anche domenica.
– e tre –
Basti pensare che lo scudetto, lo stemma verde-bianco-rosso indossato dai campioni d’Italia, è già praticamente cucito sulla maglia del Napoli. Nemmeno la mitica superstizione locale può resistergli: ovunque, ora si vede questo famoso numero “3”, il terzo scudetto atteso in 33 anni e i primi due dell’era Maradona nel 1987 e nel 1990.
“Recomincio da tre” (“Comincio da tre”), lo striscione dichiara esteso via dei tribunali, da cui il regista e attore napoletano Massimo Troisi (“Il postino”) ha preso il nome del film. L’immagine appare sulle bandiere vendute in giro per lo stadio con il nome della leggenda argentina e sugli adesivi giganti simili a album Panini appesi alle finestre vicino alla stazione.
Era la prima volta in più di vent’anni (e lo scudetto dell’AS Roma nel 2001) che lo scudetto sfuggiva alle tre grandi: Juventus, Inter e Milan.
“Uno scudetto a Napoli vale dieci alla Juventus”, dichiarò Maradona nel 1987 dopo aver regalato alla città il suo primo scudetto.
Al divo argentino il Napoli ha dedicato un vero e proprio culto. Il famoso “murales” dei Quartieri Spagnoli nel cuore della città è una tappa obbligata per i turisti di passaggio. Dopo la morte di Maradona, nel novembre 2020, il terreno che ospita il dipinto non è più libero dal 1990, ed è stato trasformato in uno spazio commerciale con le sembianze di un chiosco di souvenir e magliette.
Torta Osimhen
Se continuiamo a incontrarlo ad ogni angolo di strada, “D10S” non è più solo, ora con Osimhen, Kvaratskhelia e i loro compagni di squadra, soprattutto attraverso fogli di cartone.
Nel quartiere Forcella, un manipolo di giovani si fa un selfie davanti a un recente murale che rappresenta l’attacco a due stelle del Napoli per il 2022/23. Ma quello che li diverte di più è il WC installato alla base del murale, dipinto in bianco e nero, con la scritta che riprende un insulto comune tra i tiffosi locali: “Juve Merta”.
A due passi, in via Duomo, Tico Bar propone “Caffè Osimhen” a 3 euro, senza troppe preoccupazioni per i diritti d’immagine o per la registrazione del marchio.
Speciale? Il capo nota un poster affisso nella stanza: “Un bicchiere alto servito con bordi di zucchero e cacao e un cioccolato artigianale sul fondo”.
Altra varietà, a nord della città: il mercato della pasticceria Fresco Forno vende una “torta Osimhene”, una torta al cioccolato con mascherina e capelli biondi tinti che ricordano un nigeriano. Secondo la foto rilasciata dai media, chi è venuto a prenderne uno.
Tutto pronto dunque per la grande festa dello Scutetto. Non resta che fissare la data.