Il talento dei costruttori romani non aveva più bisogno di essere dimostrato. Vaste reti viarie, porti inaffondabili, palazzi maestosi: dopo due millenni, le tracce di queste realizzazioni testimoniano una maestria che lascia senza parole. Ma chi sapeva che molte di queste meraviglie erano costruite in cemento? Il Pantheon di Roma, inaugurato nel 128 d.C., rimane la più grande cupola in cemento mai realizzata. Per quanto riguarda i vecchi acquedotti, rimangono parti essenziali della rete di distribuzione dell’acqua nella capitale italiana.
Come hanno fatto? Per misurare questo risultato, è sufficiente sapere che il calcestruzzo moderno (realizzato secondo la cosiddetta ricetta “Portland”) è garantito per durare cento anni. Con alcuni elementi eccezionali, come i terremoti, che sono molto frequenti nel sud di La Bute. Allora qual è il segreto degli antichi costruttori? Chiaramente, i lettori di Asterix hanno la risposta: quei romani erano pazzi. Un argomento piuttosto debole per gli scienziati che da decenni cercano di svelare il mistero. Negli ultimi anni, la loro ricerca ha assunto una nuova dimensione. Perché, da sola, l’industria del calcestruzzo è responsabile dal 7% all’8% di tutte le emissioni di gas serra.
in Articolo pubblicato venerdì 6 gennaio sulla rivista La scienza avanza, il team di Admir Masic del Massachusetts Institute of Technology (MIT, USA), accompagnato da ricercatori italiani e svizzeri, ha aggiunto un ingrediente chiave per ricostruire l’antica ricetta. Secondo questi ricercatori, l’eccezionale resistenza del materiale è dovuta alla presenza di un elemento ben noto: la calce. Ma non in nessuna forma: calce viva, più reattiva, più difficile è lavorarci.
Sulle tracce del lime
Per molto tempo le proprietà del calcestruzzo romano sono state attribuite esclusivamente alla pozzolana, quella roccia vulcanica di cui l’Italia abbonda. L’archeologa americana Mary Jackson fu la prima a dimostrare che sostituendo la sabbia oggi in uso con questa pietra vulcanica frantumata e mescolandola con cenere vulcanica e calce, la reazione di cristallizzazione diede origine a un minerale chiamato “stratlingite”, ardesia. Che può colmare eventuali difetti della malta e aggiungere una certa elasticità .
Ma per l’ammiraglio Masic mancava ancora qualcosa. Lui ei suoi colleghi hanno concentrato la loro ricerca sulle frazioni di calce, quei piccoli fiocchi bianchi sempre presenti nel cemento romano. La loro analisi spettrale ha mostrato che le impurità del carbonato di calcio si sono formate ad alta temperatura. Tale reazione non è compatibile con l’uso di calce idratalui spiega. Viceversa, l’utilizzo di calce viva nell’impasto e successivamente l’aggiunta di acqua, provoca una reazione che sprigiona calore intenso e fa inglobare i grumi nella malta. Sono loro che serviranno come fonte di calcio per il processo di autoriparazione. »
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